Rendimento Btp sotto al 2%. E oggi si attende la Bce. L’euro scende ai minimi dal 2012 sul dollaro. Poche le possibilità che Draghi immetta liquidità

Aspettando il board di oggi della Banca centrale europea, lo spred scende a 123 punti – il minimo dal 2011 – e trascina il rendimento dei Btp sotto il 2%, permettendo al Tesoro di risparmiare diversi miliardi in interessi. Ma sono soprattutto le turbolenze sul fronte macro-economico europeo ad aggravare la tendenza ribassista dell’euro che sempre ieri è arrivato a scambiare a 1,2302 sul dollaro, anche qui il livello più basso dell’agosto 2012.

LO SCENARIO
Ma sono anche altri i valori che accendono una spia preoccupante sullo scenario economico. Insieme alla flessione (-0,4%) dei prezzi alla produzione nell’eurozona registrata martedì, ieri è arrivata la frenata dell’indice Pmi composito (Purchasing managers index, cioè l’indice dei direttori degli acquisti), a conferma di una continua decelerazione dei ritmi di crescita. Considerando anche il crollo registrato nelle ultime settimane dal prezzo del greggio – che nel giro di qualche settimana rischia di generare ulteriori spinte deflazioniste – gli analisti si attendono ora nuove aperture a ulteriori misure di sostegno all’economia proprio da parte della Bce. Le notizie che trapelano da Francoforte però non sono molto incoraggianti e oggi gli operatori devono malvolentieri scommettere sull’ennesimo nulla di fatto da parte del Consiglio direttivo. Nessun annuncio, dunque, di operazioni di quantitative easing (immissione di liquidità monetaria), ci si accontenterebbe quantomeno che il presidente Mario Draghi lasci la porta aperta all’acquisto di titoli di Stato, fornendo qualche nuovo elemento sui tempi dell’iniziativa.

RIALZO DEI TASSI USA
Dall’altro lato dell’Atlantico, intanto, il numero due della Fed, Stanley Fischer ha ammesso che nel corso dell’ultima riunione del Federal Open Market Committee i governatori hanno discusso della possibilità di modificare la forward guidance che indica un “periodo di tempo considerevole” prima del primo aumento dei tassi di interesse. Ci si prepara dunque al primo aumento del costo del denaro, ormai non più così lontano nel tempo come si immaginava solo qualche tempo fa. Secondo gli esperti, questa divergenza di rotte porterà a un ulteriore indebolimento dell’euro nel corso del 2015 con un target di parità fissato quanto meno a 1,20 sul dollaro, ma con la possibilità di ribassi ancora più consistenti. Una boccata d’ossigeno per le nostre esportazioni.