Vietato parlare di Renzi d’Arabia. La Casellati mette il bavaglio al Senato. Bloccata l’interrogazione M5S su Matteo da Bin Salman. Violerebbe le regole introdotte nel 2018 da Lady Elizabeth

Si tinge di giallo il caso dei viaggi di Matteo Renzi in Arabia e della partecipazione a convention con il principe ereditario Bin Salman.

Vietato parlare di Renzi d’Arabia. La Casellati mette il bavaglio al Senato. Bloccata l’interrogazione M5S su Matteo da Bin Salman. Violerebbe le regole introdotte nel 2018 da Lady Elizabeth

Il caso dei viaggi di Matteo Renzi in Arabia e della partecipazione a convention con il principe ereditario Mohammed Bin Salman ora si tinge di giallo. Se ieri La Notizia (leggi l’articolo) aveva raccontato che a riguardo era stata presentata un’interrogazione al Senato dal pentastellato Gianluca Ferrara rivolta direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi.

Un atto deciso e forte col quale, come raccontava il nostro giornale, si chiedeva di sapere “quali iniziative, anche normative, il Governo intenda intraprendere per assicurare l’indipendenza dei Parlamentari e dei membri del Governo e prevenire futuri casi di interferenza straniera o conflitti d’interesse con Paesi esteri”.

Ebbene, sorpresa. L’interrogazione riguardante il caso Renzi, a quanto pare, è stata bloccata. La storia singolare dell’atto “scomparso” la racconta a La Notizia direttamente Ferrara: “Io ho presentato un’interrogazione d’urgenza al premier Draghi sottoscritta da 18 colleghi. Purtroppo ho saputo che non è stata annunciata. Mai accaduto prima. Ho telefonato al sindacato ispettivo per ricevere chiarimenti e mi ha informato che la presidenza l’ha sospeso per via ‘dell’argomento trattato’”.

Ferrara, però, è uno che non si arrende e quindi, armato di santa pazienza, ha cercato di indagare ulteriormente e capire quale fosse l’inghippo: “Ho quindi chiamato la segreteria della Casellati per ricevere delucidazioni che mi ha risposto che sarei stato contattato dal segretario particolare o dalla stessa presidente. Per adesso non ho ricevuto nessun tipo di segnale da parte loro”. E non è cosa da poco considerando che tutto questo avveniva di mattina. Dodici ore durante le quali, a quanto racconta Ferrara, l’unica posizione della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati è stato il silenzio.

La ragione, però, andrebbe in realtà ritrovata in alcune regole che già nel 2018 la seconda carica dello Stato ha introdotto a Palazzo Madama e che, secondo quanto al tempo raccontava Il Fatto, prevedono che non possono essere presentati atti che riguardano partiti politici, organi sovranazionali o autorità indipendenti e affini. In altre parole, non sono ricevibili al Senato atti con domande rivolte a membri del governo su argomenti ad esso preclusi. Giusto? Sbagliato? Diverso, verrebbe da dire.

Inspiegabilmente diverso. Perché, al di là di quale sia la ragione (che al momento resta oscura anche per Ferrara) sta di fatto che sul caso Renzigate alla Camera sono state presentate tre distinte interrogazioni (una di Nicola Fratoianni, una di Pino Cabras e una di Simona Suriano). Il quesito? Uguale a quello di Ferrara: “Quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche di natura normativa, al fine di prevenire possibili situazioni di conflitti d’interesse con Paesi stranieri”, chiede ad esempio Fratoianni.

“Per adesso non è corretto parlare di censura – spiega il senatore 5 stelle – è una sospensione ma aspetto che mi verranno rese note motivazioni ufficiali in merito che mi auguro non siano un pretesto tecnico, dato che interrogazioni aventi contenuti analoghi a quelli che alla Camera dei Deputati sono stati accolti”. Appunto.