Da Renzi sotterfugi inaccettabili. Per lui è giunta l’ora di chiarire. Parla la deputata del M5S, Vittoria Baldino: “Pontificava sulle fake news, ma di nascosto le sfruttava”

Parla la deputata del M5S, Vittoria Baldino: "Renzi pontificava sulle fake news, ma di nascosto le sfruttava".

Da Renzi sotterfugi inaccettabili. Per lui è giunta l’ora di chiarire. Parla la deputata del M5S, Vittoria Baldino: “Pontificava sulle fake news, ma di nascosto le sfruttava”

“Noi facevamo proposte concrete, molte delle quali divenute realtà, mentre pare che Renzi fosse più interessato a distruggere la reputazione degli avversari politici”. A dirlo è la deputata M5S, Vittoria Baldino, commentando l’inchiesta sulla Fondazione Open (leggi l’articolo).

Dalle carte dell’inchiesta spunta una sorta di piano d’attacco mediatico da sferrare contro M5S che Fabrizio Rondolino e la moglie Simona Ercolani avrebbero elaborato e inviato a Renzi. Come si sente sapendo tutto ciò?
“Quanto è emerso lo trovo estremamente inquietante e anche paradossale visto che lo stesso Renzi, proprio in quel periodo, andava pontificando contro fake news e populismi, additando il M5s come il principale diffusore di notizie false per prendere voti. Noi invece facevamo proposte concrete, molte delle quali divenute realtà, mentre pare che lui fosse più interessato a distruggere la reputazione degli avversari politici e di alcuni giornalisti che, evidentemente, riteneva scomodi e pericolosi per il perseguimento dei suoi obiettivi. Ma la politica con la P maiuscola non si fa così. Questa è la vera gogna mediatica che Renzi ha sempre deprecato. Ora scopriamo che sembrerebbe essere stato il primo fabbricatore della macchina del fango. Sono necessari e urgenti chiarimenti da parte sua”.

Dalle intercettazioni sul caso della Fondazione Open sono emerse manovre sospette da parte dei renziani che, mentre il governo trattava la revoca delle concessioni autostradali, aveva un dialogo parallelo con i Benetton. Che idea si è fatto?
“Preferisco non commentare le indiscrezioni, mi limito a considerare che la linea adottata da Italia Viva durante il Governo Conte II non sempre è stata ispirata al perseguimento di un interesse generale, spesso anzi ho avuto l’impressione che l’obiettivo perseguito fosse il tornaconto politico. Al netto di ogni fatto, che penso debba essere chiarito prima di tutto dagli interessati, non ritengo accettabile che si possano intrattenere rapporti di affari con soggetti potenziali destinatari di decisioni del Governo di cui si fa parte”.

Secondo il deputato Iv, Roberto Giachetti, l’inchiesta sulla Fondazione Open mira a “distruggere la vita politica di Renzi”. Crede che regga la tesi della magistratura politicizzata?
“La magistratura è politicizzata quando le inchieste riguardano il proprio partito, invece quando riguardano gli avversari scomodi, come Raggi e Grillo, tanto per fare due nomi, per i teorici della giustizia a orologeria, la magistratura fa il suo lavoro. Da cittadina, da rappresentante delle istituzioni e da legislatore, a me interessa sapere se e come sia possibile che un senatore della Repubblica utilizzi il mandato conferitogli dai cittadini per far fruttare i suoi affari. Non lo ritengo giusto e se c’è un vulnus normativo è anche nostro dovere colmarlo con una legge che lo impedisca”.

Quel che è certo è che l’indagine solleva numerosi interrogativi. Seppur non si tratti di illeciti penali, come giudica il fatto che un senatore italiano vada a fare, lautamente retribuito, conferenze all’Estero?
“Ha centrato il punto. Il tema non è se il fatto costituisca reato o meno, ma se esistono situazioni che possano compromettere l’imparzialità dell’azione politica o alterare la libera concorrenza. Da tempo pensiamo che andrebbe ridotta la distanza tra la politica e i cittadini. E queste inchieste gettano un velo di ombra sulla correttezza di chi assume importanti decisioni. È necessario quindi che sia approvata una legge che ponga un argine alle potenziali commistioni tra interesse pubblico e privato. Le pdl su conflitto di interessi e lobbying vanno esattamente in questa direzione e noi le sosteniamo da molto prima dei fatti emersi in queste settimane”.

Un tempo Renzi sventolava il proprio estratto conto dicendo che i politici farebbero bene a pubblicarlo. Ma quando il suo è finito sui media, ha minacciato querele. Come mai ha cambiato idea?
“Premetto che i dati sensibili si chiamano così perché hanno diritto a una maggior tutela e su certi aspetti va garantita la privacy di ogni personaggio. Quanto a Renzi va detto che non sempre ciò che afferma in favore di telecamera è coerente con il comportamento che tiene nel resto della giornata. Del resto, il confronto tra quelle dichiarazioni di allora e le sue azioni e reazioni di oggi, qualifica da solo il personaggio”.