Renzi d’Arabia nel mirino dell’Onu. E spunta una petizione contro. Bordata del Consiglio dei diritti umani all’ex premier: “Così legittima il responsabile del delitto Khashoggi”

Renzi d’Arabia nel mirino dell’Onu. E spunta una petizione contro. Bordata del Consiglio dei diritti umani all’ex premier: “Così legittima il responsabile del delitto Khashoggi”

La vicenda di Matteo Renzi si complica. Il senatore toscano ha fatto sapere di voler far causa i colleghi de La Stampa e Tpi, ree di aver raccontato del suo ultimo viaggio a Dubai (leggi l’articolo), negli Emirati Arabi. Notizia per la quale, i direttori delle due testate, Massimo Giannini e Giulio Gambino si troveranno a fronteggiare il leader di Italia Viva in un aula (civile) di tribunale.

ALTRE GRANE. Ma il senatore di Rignano farebbe bene a preoccuparsi d’altro. Agnés Callamard, Special Rapporteur del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, ha dichiarato che “Renzi con Bin Salman legittima l’Arabia Saudita responsabile del delitto Khashoggi”. Insomma, l’ex premier italiano è ormai diventato un caso internazionale per essere volato a Riyad, oltretutto in piena crisi di governo, per presenziare ad un convegno ben remunerato sul Nuovo rinascimento arabo. Convegno organizzato dal principe saudita Moḥammad Bin Salman, sospettato di essere il mandante dell’omicidio (con squartamento annesso) del giornalista saudita del Washington Post, Jamal Ahmad Khashoggi.

Cosa sia saltato in mente al senatore toscano di andarsi a ficcare volutamente in un ginepraio di tale portata mondiale non è da sapere. Ma speriamo per lui che gliene sia valsa la pena. Ora che il caso Renzi, dopo aver toccato tutti i principali quotidiani del mondo, è giunto addirittura al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, la storia sta prendendo una piega che danneggia l’immagine pubblica dell’Italia e quindi esula dalle attività private del leader di Italia Viva e diventa un caso internazionale e nazionale. Infatti ci si può chiedere se sia corretto che un senatore della Repubblica intrattenga stretti rapporti di natura commerciale con un principe saudita, quindi un politico estero e questo, si badi bene, al netto della particolare vicenda dell’omicidio e squartamento del giornalista.

Il deputato M5S Francesco Berti ha presentato il primo marzo, proprio a seguito di questi fatti, una proposta di legge sulla “incompatibilità alle cariche elettive amministrative e di governo”. Se tale proposta fosse già legge, oggi Renzi non sarebbe più senatore di quel Senato che, tra l’altro, proprio lui voleva abolire. La vicenda è così sentita che è partita una petizione su change.org (al link http://chng.it/QBnsK9QJTT), indirizzata alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, perché anche Palazzo Madama, come già fatto da Montecitorio, si doti di un Codice di condotta che disciplini le attività extraparlamentari degli eletti.

Un’iniziativa supportata da alcuni intellettuali, tra cui, il professor Gianfranco Pasquino e lo scrittore Angelo Ferracuti. Una vicenda che stupisce anche per il profilo di Renzi. L’ex sindaco di Firenze si è formato in quel cattolicesimo di sinistra che vede come riferimenti don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo, antifascista, il sindaco santo di Firenze Giorgio La Pira, il democristiano di sinistra Nicola Pistelli. La bussola di questi giovani è stato il Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII, il Papa Buono.

L’ex premier si è addirittura laureato con una tesi su La Pira. Ma il “lato oscuro della forza”, incarnatosi nell’eterogenesi dei fini, lo ha portato all’esatto opposto. Chiediamo quindi a Renzi, senza polemica, ma solo per onestà intellettuale, come possa conciliare gli insegnamenti di Mazzolari e La Pira con la frequentazione di un principe saudita sospetto mandante di un omicidio. Alla luce di queste sue antiche conoscenze intellettuali, ma anche, per chi crede, di fede compia Renzi un esame di coscienza di quello che è diventato.