Renzi e il caso Khashoggi. Pd, M5S e Sinistra italiana chiedono all’ex premier chiarimenti sui suoi rapporti con bin Salman

Renzi e il caso Khashoggi. Pd, M5S e Sinistra italiana chiedono all’ex premier chiarimenti sui suoi rapporti con bin Salman

“Finalmente la nostra battaglia che stiamo conducendo da alcune settimane per la chiarezza nei rapporti tra Matteo Renzi e l’Arabia Saudita ha preso il volo e anche i grandi partiti sono scesi in campo”. E’ quanto ha detto il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, dopo che anche il Pd e M5S hanno chiesto all’ex premier Renzi chiarezza e trasparenza sui suoi rapporti con Mohammed bin Salman, il principe saudita che secondo l’intelligence americana avrebbe  “autorizzato” la cattura e l’assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi (leggi l’articolo).

“Piano piano la pressione sta crescendo: è un bene per l’Italia. Insistiamo ancora, Renzi dovrà trarne le conseguenze” ha aggiunto Fratoianni. “Renzi – scrive, invece, su Twitter il vice presidente del gruppo Pd della Camera Michele Bordo – spieghi i suoi rapporti con Mohammed Bin Salman. Ci dica anche, dopo il rapporto americano, se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo rinascimento. Renzi ha il dovere di chiarire: non è un semplice cittadino ma un senatore della Repubblica”.

“Renzi – ha dichiarato il vicepresidente del gruppo M5S al Senato e capogruppo cinquestelle nella Commissione Esteri di Palazzo Madama, Gianluca Ferrara – dovrebbe vergognarsi e scusarsi pubblicamente. Il suo amico principe saudita Mohammed bin Salman, da lui definito un campione del nuovo Rinascimento, è stato ufficialmente riconosciuto dagli Stati Uniti responsabile del barbaro assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, ammazzato e letteralmente fatto a pezzi per aver criticato la sua monarchia”.

“Roba degna del più buio medioevo, altro che rinascimento. Come del resto le centinaia di bambini yemeniti trucidati dai selvaggi bombardamenti aerei sauditi e le decine di migliaia che sono morti a causa della carestia provocata in Yemen dall’assedio militare saudita. La differenza – aggiunge Ferrara -, di spessore umano prima che politico, tra noi e Renzi sta tutta qui: negli stessi giorni in cui lui, dietro lauto compenso, andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all’Arabia Saudita nel 2016”.