Renzi inciucia contro Pd e M5S per le vicepresidenze

Italia Viva punta ad ottenere le vicepresidenze di Camera e Senato. Renzi minaccia di andare al Colle se resterà a mani vuote.

E pensare che Enrico Letta ha auspicato l’unità delle opposizioni. Laddove Pd, M5S e Azione-Italia viva stanno affilando i coltelli per la battaglia sulle vicepresidenze che andrà in scena domani. Tra i dem e i pentastellati si va configurando una convergenza per eleggere i vicepresidenti che spettano alle opposizioni (due al Senato e due alla Camera). Il polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda è convinto che non gliene verrà lasciato nessuno dei quattro. E Renzi minaccia già di prendere la via del Colle se ciò accadesse.

Italia Viva punta ad ottenere le vicepresidenze di Camera e Senato. Renzi minaccia di andare al Colle se resterà a mani vuote

Replica a stretto giro Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd. “Renzi sta dicendo il falso. Non c’è alcuna volontà di escludere nessuno, ogni partito ha i numeri per eleggere i propri rappresentanti”. E, fa capire, i numeri Renzi e Calenda per un vicepresidente non ce li hanno, almeno sulla carta. Renzi, dice Boccia, propone commissioni d’inchiesta, “probabilmente pensa di alzare il dibattito ora”.

Il riferimento è alla Commissione sul Covid chiesta dal senatore fiorentino. Ma il leader di Italia viva vorrebbe mettere le mani sul Copasir o sulla Vigilanza Rai. E qui il clima si farà ancora più infuocato perché al Copasir punta il Pd – in ballo ci sono Lorenzo Guerini ed Enrico Borghi – alla Vigilanza Rai mira il M5S. Il nome in questo caso sarebbe quello di Chiara Appendino.

“Se Pd e M5s , come sembra, faranno l’accordo per spartirsi tutte le vice Presidenze di Camera e Senato destinate all’opposizione, noi non parteciperemo al voto”, minaccia il leader di Azione. Ma è anche vero, si fa notare, che se qualche vicepresidenza alla fine andrà al polo di Renzi e Calenda (cosa che non si esclude) sarà evidente che c’è stato uno scambio di favori. Il riferimento è ai franchi tiratori dell’opposizione che hanno permesso l’elezione di La Russa al Senato.

Per ora in casa Pd le ultime indiscrezioni danno un bottino tutto al femminile: Anna Ascani e Valeria Valente capogruppo (qualora non venissero confermate Debora Serracchiani e Simona Malpezzi), Serracchiani vicepresidente alla Camera e Anna Rossomando (o Malpezzi) al Senato. Per quanto riguarda la maggioranza visto che i presidenti sono in quota FdI (Palazzo Madama) e Lega (Montecitorio), i due vice al Senato dovrebbero andare a Lega e FI, alla Camera a FI e FdI.

Gli azzurri potrebbero puntare su Deborah Bergamini e Alberto Barachini. Sui capigruppo sia Fratelli d’Italia, sia la Lega punterebbero sulla continuità confermando gli uscenti: Francesco Lollobrigida (o Giovanni Donzelli se questi entrasse in Consiglio dei ministri) e Luca Ciriani; Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Più articolata la partita tra gli azzurri: Licia Ronzulli dovrebbe diventare presidente del gruppo a Palazzo Madama, mentre a Montecitorio a contendersi l’incarico sono l’attuale capogruppo Paolo Barelli e Giorgio Mulè.

Anche il M5S potrebbe lasciare alla guida dei gruppi Francesco Silvestri e Maria Domenica Castellone. Per la vicepresidenza della Camera salgono le quotazioni di Alessandra Todde, ma tra i parlamentari circola l’ipotesi che alla fine il Movimento incasserà solo quella del Senato (in pole c’è Stefano Patuanelli). In questo quadro, Todde e Appendino potrebbero entrare in partita successivamente, per la Vigilanza Rai.

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