Renzi e Calenda preparano l’assalto a Copasir e Vigilanza Rai

Persa la battaglia sulle vicepresidenze delle Camere, Renzi e Calenda intendono rifarsi con le commissioni da assegnare alla minoranza.

Persa la battaglia sulle vicepresidenze delle Camere, Matteo Renzi e Carlo Calenda intendono rifarsi con le commissioni da assegnare alla minoranza: Copasir, Vigilanza e le giunte per il Regolamento e le immunità parlamentari. Ma sono le prime due quelle che fanno gola.

Persa la battaglia sulle vicepresidenze delle Camere, Renzi e Calenda intendono rifarsi con le commissioni da assegnare alla minoranza

“Una delle opposizioni è stata esclusa dalle vicepresidenze delle Camere. A questo punto auspichiamo che vi sia la disponibilità a considerare che almeno una delle due commissioni di garanzia, Vigilanza o Copasir, vada a noi “, ha detto il capogruppo alla Camera di Azione-Iv, Matteo Richetti.

Il punto è che qui il clima rischia di farsi ancora più infuocato, perché al Copasir punta il Pd – in ballo ci sono Enrico Borghi e Lorenzo Guerini – e alla Vigilanza Rai punta il M5S. In questo caso si fanno ì nomi di due vice presidenti: Alessandra Todde e Riccardo Ricciardi.

Sembrerebbero scendere invece le quotazioni di Chiara Appendino. E occhio perché per queste commissioni il regolamento prevede che il presidente sia scelto tra un membro dell’opposizione. Non che lo voti solo la minoranza. E qui si teme che Renzi e Calenda possono inciuciare con la maggioranza. “Non credo che chi ha fatto quello che ha fatto al Senato l’abbia fatto per caso”, ha avvertito Enrico Letta i suoi.

“L’hanno fatto per avere contraccambi: partite e vicende importanti di questa legislatura”. Il segretario del Pd si riferisce al soccorso che, se non i calendiani, i renziani quasi sicuramente hanno fornito al meloniano Ignazio La Russa per diventare presidente del Senato, dribblando il forfait forzista.

Sempre Letta ha, poi, messo in guardia dal pericolo di avere nelle commissioni bicamerali presidenti dell’opposizione eletti con il concorso della maggioranza e dunque conniventi. “A escludere Azione e Italia viva dalle vicepresidenze delle Camere non sono stati né gli accordi né un’entità indistinta, ma gli elettori”, replicano fonti del Nazareno alla richiesta del quarto polo per la presidenza di una commissione di garanzia.

Fatto sta che Renzi e Calenda proveranno il blitz. Sebbene tanto l’ex premier quanto l’ex ministro abbiano smentito che il loro polo possa essere la quarta gamba del centrodestra o magari la stampella su cui Giorgia Meloni potrebbe appoggiarsi nel caso in cui Licia Ronzulli e Silvio Berlusconi strappassero definitivamente, la suggestione circola tanto a destra quanto a sinistra. Non è un mistero del resto che il giorno dopo le elezioni Renzi, prima, e Calenda, dopo, hanno aperto al confronto.

Renzi ha ribadito la disponibilità a collaborare con il prossimo governo di centrodestra per la realizzazione delle riforme costituzionali e ha tranquillizzato sulla possibile deriva autoritaria: “La destra italiana non è fascismo. Non c’è alcun rischio per la democrazia con Meloni premier”.

Calenda, da parte sua, ha confermato che “se Meloni farà una Bicamerale, è un dovere partecipare e discutere” e ha confessato di aver mandato un messaggio alla Meloni in cui ha spiegato che sulle emergenze “faremo un’opposizione in cui saremo pronti a dare qualsiasi consiglio senza problemi. Perché questo è il mio modo di fare politica, l’ho fatto anche con Di Maio”.

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