Renzi snobba la Cgil

di Maurizio Grosso

Niente da fare. La Cgil ha deciso di alzare l’ultima di un’infinita serie di barricate contro le riforme. Approfondendo la frattura nei rapporti con il governo guidato da Matteo Renzi. Sta di fatto che ieri, dal palco del XVII congresso in corso a Rimini, il sindacato guidato da Susanna Camusso ha lanciato “quattro sfide al governo” su pensioni, ammortizzatori sociali, lavoro povero e fisco. “Il lavoro decide il futuro”, ha incalzato la Camusso attaccando Renzi, pur senza nominarlo: “Contrastiamo e contrasteremo l’idea di un’autosufficienza del governo, che taglia non solo l’interlocuzione con le forme di rappresentanza, ma ne nega il ruolo di partecipazione e di sostanziamento della democrazia. Una logica di autosufficienza della politica che sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione”. Parole che sono subito arrivate all’orecchio dell’ex sindaco di Firenze, che ha reagito altrettanto duramente: “Non è possibile che ci siano sempre polemiche. I sindacati vogliono dare una mano? Lo facciano, ma sindacati devono capire che la musica è cambiata”. Al centro della discussione sono subito i finiti i punti del progetto di riforma della pubblica amministrazione presentato dal governo che riguardano più direttamente le confederazioni.

Il braccio di ferro
A tal proposito l’affondo del Premier è proseguito così: “Se i sindacati vogliono cambiare l’Italia insieme a noi ci stiamo, ma in un momento in cui tutti fanno sacrifici, anche la politica, anche i sindacati devono fare la loro parte partendo dalla riduzione del monte ore dei permessi e mettendo on line tutte le loro spese”. Soprattutto quest’ultimo punto viene visto dalle sigle come fumo negli occhi, visto che per il momento i sindacati pubblicano solamente un bilancio a livello accentrato, nulla a che vedere con quello che dovrebbe essere un bilancio consolidato che comprenda anche le associazioni territoriali e di settore.

Il lavoro
Negativo il giudizio della Cgil sulla riforma del lavoro. “Abbiamo espresso e confermiamo”, ha detto il segretario generale, “il nostro giudizio sul decreto lavoro: va nel verso dell’ulteriore precarizzazione e confermiamo che il disegno di legge delega è tutt’altro che chiaro. Pensiamo all’allargamento dei vaucher, a non cancellare le troppe forme contrattuali esistenti”. E subito dopo: “Da una semplificazione del mercato del lavoro, siamo alla moltiplicazione della complessità, a un oggetto intraducibile in qualunque altra lingua, destinato ad allontanare per i giovani e per i disoccupati la prospettiva di fondare qualche progetto sul loro lavoro, con tutti gli effetti di peggioramento del sistema formativo e produttivo”.

Fisco
Ripristinare il falso in bilancio, portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro e perseguire l’autoriciclaggio. Parte da qui la piattaforma Cgil sul Fisco. Un capitolo che dà per scontata la richiesta di una patrimoniale e che punta dritto contro l’evasione fiscale, una delle strade per uscire dalla perenne rincorsa ai tagli per assenza di risorse. “Vorremmo partire dal contrasto all’evasione: è un reato che si riesce ben poco a perseguire. Crediamo che vadano proposte, ed in qualche caso riproposte, delle norme: ripristinare il reato di falso in bilancio è un immediato contributo alla legalità; unificare e far comunicare le banche dati e portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro, impedire e perseguire l’autoriciclaggio”.