Resa dei conti a Maranello

di Marco Castoro

Monza è l’ultimo bacio di una lunga storia d’amore. Quella tra la Ferrari e Luca Cordero di Montezemolo. Un finale già scritto però. Almeno fin dall’inizio dell’anno. Il new deal del management Fiat non si è mai speso tanto in elogi nei confronti del presidente della Rossa. Un manager di prima repubblica. Nel cui curriculum non si leggono solo trionfi (14 titoli mondiali e 118 Gran premi vinti con la Ferrari). Anzi. Le scivolate nella carriera di Montezemolo sono frequenti. Bisogna dire che spesso ha avuto coraggio a scendere in campo, ma non è stato certo un re Mida. Tutt’altro. A cominciare dal comitato organizzatore di Italia 90, dalla Juve di Maifredi, passando per la Cinzano e la Campari. Insuccessi che gli hanno appiccicato addosso l’etichetta di perdente di lusso. A dire il vero neanche Italia futura e Ntv, al momento, possono annoverarsi tra i successi.

Ferrari a stelle e strisce
La Ferrari, in fondo, è stato l’ultimo giocattolo che la famiglia Agnelli-Elkann ha lasciato nelle mani di Montezemolo. Forse pensando agli affetti che l’Avvocato aveva per il rampollo Luca. Ma le dichiarazioni di Sergio Marchionne hanno fatto sì che anche l’ultima pista a disposizione gli venga sbarrata. Il botta e risposta non lascia adito a ripensamenti. Nessuno è indispensabile. La Ferrari non vince nonostante abbia due piloti campioni del mondo. Nella replica Montezemolo ha sparso altro veleno: «la verità è che ormai la Ferrari è americana». E pensare che Gianni Agnelli comprò la Rossa per tenerla in Italia ed evitare proprio che finisse nelle mani degli americani. La voleva la Ford. Ora si teme che con la quotazione a Wall Street ci si trovi davanti a un nuovo caso Lamborghini. Comunque un dato è certo: la famiglia ha scaricato Montezemolo. Nonostante John Elkann gli riservò un posto nel consiglio di amministrazione della Fiat, non è stato confermato nella nuova Fca, la società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler e che il 13 ottobre debutterà a Wall Street. Montezemolo lascerà la Ferrari alla fine di un anno, super deludente dal punto di vista sportivo, ma eccelso per quanto riguarda il bilancio. Solo nel primo trimestre il fatturato è aumentato del 12,5% a 620 milioni e l’utile ha superato i 57 milioni (+5%). Giovedì prossimo il consiglio esaminerà il resoconto semestrale della gestione.

Perché la Ferrari non vince più
L’anno terribile della Ferrari è come se fosse un omicidio premeditato. Un disastro annunciato, secondo gli esperti. La F14 T è una macchina sbagliata. Addirittura più di qualcuno porta avanti la tesi che addirittura si sia voluto sbagliarla di proposito. E questo potrebbe far pensare a un complotto ai danni del presidente del Cavallino. Eppure le premesse per fare bene c’erano tutte. Il cambio di regolamento con il passaggio dal motore aspirato alla power unit (con il ritorno del turbo e i limiti di peso sul carburante) doveva essere una manna dal cielo per Maranello. Ma le gare hanno evidenziato la mediocrità del prototipo di quest’anno. La F14 T è una macchina da piazzamenti. Nulla di più, dicono gli esperti. Nelle qualifiche riesce a ottenere buoni risultati perché ha un telaio in grado di trasmettere energia alle gomme e quindi di portarle subito alla temperatura giusta. In gara è tutta un’altra cosa. E anche un campione come Alonso si è stancato di fare figuracce.

La difesa di Della Valle
Diego Della Valle, amico di Montezemolo e azionista di Ntv, non ha perso occasione per dirne quattro a Marchionne. «Se si sente orgoglioso di essere italiano, cominci a pagare le sue tasse personali in Italia dove le pagano i lavoratori Fiat. Noi italiani non dobbiamo permettere a questi furbetti cosmopoliti di prenderci in giro in questo modo, sicuri di farla sempre franca». Mr Tod’s c’è andato giù pesante: «Sono dieci anni che Marchionne fa annunci e promesse a vuoto agli italiani e ai suoi dipendenti, facendo invece sempre e solo i fatti suoi e dei suoi compari. Di persone come Marchionne, gli italiani che vivono una crisi tremenda, ne fanno volentieri a meno. Speriamo che lo capisca anche lui e non salga più in cattedra per dare insegnamenti non richiesti». Marchionne-Della Valle si vedono come fumo agli occhi. La battaglia di potere per un posto al sole nella scalata a via Solferino lo testimonia. A proposito, chissà come il Corriere affronterà questo ennesimo scontro.