Riforma dei condomini, il conto lo pagano gli onesti: la morosità scaricata su chi è in regola. La proposta FdI spacca la maggioranza: la Lega si sfila

La riforma dei condomini targata FdI consente ai creditori di rivalersi sul conto condominiale: così chi paga copre anche i morosi

Riforma dei condomini, il conto lo pagano gli onesti: la morosità scaricata su chi è in regola. La proposta FdI spacca la maggioranza: la Lega si sfila

Niente, proprio non riescono a non stare dalla parte dei furbi. Montecitorio mette sul tavolo una riforma che promette “ordine” nella vita condominiale. Il testo è la proposta di legge 2692, prima firmataria Elisabetta Gardini di Fratelli d’Italia, con una lunga lista di cofirmatari interni al partito: da Augusta Montaruli a Marco Osnato, da Vincenzo Amich ad Antonio Giordano. Il disegno di legge è stato presentato a novembre ed è ora all’esame della Camera. La narrazione ufficiale parla di trasparenza, professionalità, tutela dei fornitori. Ma leggendo bene le norme, emerge una scelta politica precisa: spostare il peso delle morosità su chi paga.

Nel pacchetto entrano lo stop ai pagamenti in contanti, l’obbligo del conto corrente condominiale, l’elenco nazionale degli amministratori e dei revisori presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, requisiti di laurea e formazione obbligatoria. Un impianto che aumenta controlli e adempimenti. Il punto dirimente, però, è un altro.

Il conto comune come bersaglio

La riforma interviene sull’articolo 63 delle disposizioni di attuazione del codice civile. Il nuovo testo consente ai creditori di agire direttamente sulle somme presenti sul conto corrente condominiale per l’intero credito vantato. Solo in un secondo momento, se quelle somme non bastano, il creditore può rivalersi sui singoli condomini in base alla loro morosità.

Tradotto: il primo obiettivo dell’azione esecutiva diventa la cassa comune. In quel conto, però, confluiscono anche le quote versate regolarmente da chi paga puntuale bollette, assicurazioni, manutenzione ordinaria e lavori urgenti. Se il conto viene aggredito, le risorse spariscono subito. Il condominio resta scoperto e il debito residuo viene redistribuito, in proporzione ai millesimi, anche su chi non ha mai saltato una scadenza.

Il testo parla di diritto di regresso verso i morosi. Nella pratica significa cause, pignoramenti, tempi lunghi e spesso patrimoni incapienti. Intanto i soldi escono. Il rischio dell’insolvenza, invece di restare in capo al creditore o al debitore, viene scaricato anche sui condomini diligenti.

Una lettura che trova conferma anche fuori dal perimetro parlamentare. Assoutenti parla apertamente di una norma che introduce una forma di responsabilità collettiva, sollevando dubbi di costituzionalità perché fa ricadere sugli utenti in regola le conseguenze economiche delle inadempienze altrui e incentiva, di fatto, i morosi a continuare a non pagare.

Morosità premiata, conflitto garantito

A rendere il quadro ancora più fragile contribuisce un altro passaggio della riforma: l’amministratore può attivarsi per il recupero delle morosità dopo l’approvazione del rendiconto, che può avvenire fino a 180 giorni. Più tempo quindi per chi non paga, più esposizione per il condominio. La combinazione è esplosiva: conto aggredibile subito dai creditori, azioni di recupero rallentate, tensioni interne inevitabili.

Le associazioni degli amministratori e dei proprietari segnalano da settimane il rischio di un effetto perverso. Il moroso seriale sa che il sistema regge comunque, almeno nell’immediato, grazie a chi versa. Il conflitto quindi si sposta dentro le assemblee, trasformate in luoghi di pressione e di scontro fra chi copre i buchi e chi li crea. E quando il conto si svuota, a saltare per primi sono i servizi essenziali: riscaldamento, luce delle parti comuni, manutenzione degli impianti, polizze, lavori urgenti che diventano emergenze.

La maggioranza si spacca

Il punto politico è che la riforma non convince nemmeno tutta la maggioranza. Fonti della Lega parlano di «evidenti criticità» e di un testo non condiviso, mentre il deputato leghista Alberto Gusmeroli mette in guardia da leggi che «penalizzano i cittadini onesti e premiano i furbetti», aumentando costi e burocrazia senza risolvere il problema della morosità. Anche Matteo Salvini prende le distanze, invocando lo stop a nuove norme e nuovi adempimenti per chi è già in regola.

Dall’opposizione, Giuseppe Conte definisce la proposta «l’ennesimo pasticcio della maggioranza», sottolineando che espone gli inquilini in regola al rischio di pagare anche per i morosi e ironizzando sull’obbligo di laurea per gli amministratori, mentre restano nel cassetto il Piano casa da 15 miliardi annunciato da mesi e vengono tagliati il Fondo affitti e il Fondo morosità incolpevole. Anche il Partito democratico parla di una riforma «gravissima» che colpisce le persone perbene che onorano sempre i propri obblighi.

Il messaggio politico, comunque, è limpido. Chi paga diventa la garanzia del sistema. Chi non paga beneficia di un paracadute collettivo. Anche questa volta il governo sceglie di affrontare un problema premiando i furbi e chiedendo ai diligenti di farsi carico delle conseguenze. Chissà se qualche inviato delle trasmissioni amiche del governo, sempre così impegnate sulle case “occupate”, andrà a rincorrere la presidente del Consiglio per chiederle spiegazioni davanti alle telecamere.