Nessun naufragio. Il motivo per cui altri migranti sono morti tra le onde del Mediterraneo la notte del 14 aprile è ben diverso. Musulmani e cristiani stavano infatti sullo stesso barcone che trasportava 100 disperati in cerca di salvezza sulle coste siciliane. Una guerra di religione, dunque, dove ha prevalso l’odio e in dodici, nigeriani e ghanesi, sono stati gettati in mare dai loro compagni di viaggio.
I SUPERSTITI
Ma in mare erano destinati a finire anche altri cristiani che si sono salvati formando una vera e propria catena umana. All’arrivo al porto di Palermo a bordo della nave “Ellensborg”, dopo i soccorsi, sono stati i migranti a indicare i 15 che avrebbero ucciso gli occupanti del gommone e a raccontare quanto era successo. La squadra mobile di Palermo ha così fermato i quindici migranti arrivati ieri a Palermo. Sono accusati di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato nel pomeriggio la richiesta di arresto. Una scia di morte che non si arresta. Anzi, si allunga. Come hanno raccontato quattro profughi sbarcati ieri nel porto di Trapani dalla nave “Foscari” della Marina Militare che parlano di un nuovo naufragio – dopo quello del 13 aprile con 300-400 dispersi – con 41 vittime.
LA TRAGEDIA
I quattro sopravvissuti hanno riferito agli operatori umanitari e alla Polizia, che sta valutando il loro racconto, di essere partiti in 45 da Tripoli su un gommone naufragato. I due nigeriani, un ghanese e un uomo del Niger, hanno raccontato di avere preso il largo dalle coste libiche a bordo di un vecchio gommone i cui tubolari si sono ben presto sgonfiati. I naufraghi sono stati avvistati da un aereo in ricognizione nel Canale di Sicilia che ha dato l’allarme, ma quando la nave “Foscari” è giunta, il gommone era già colato a picco e sono stati recuperati solo i quattro superstiti.
Intanto l’Ue ha lanciato l’ennesimo allarme sbarchi. E ha messo le mani avanti su un eventuale aiuto all’Italia.
LA GIUSTIFICAZIONE
Un portavoce della Commissione di Bruxelles ha spiegato che la situazione peggiorerà a causa “del miglioramento delle condizioni meteorologiche e del perdurare della situazione di instabilità e dei conflitti nei Paesi vicini”. Ma, ha continuato, “dobbiamo essere sinceri: la Commissione europea non può fare tutto da sola. Stiamo mettendo tutte le nostre energie nell’elaborazione di una strategia complessiva sull’immigrazione, ma non abbiamo una panacea che risolva di colpo tutti i problemi”. Al momento la Commissione “non ha i finanziamenti né il sostegno politico per creare un sistema di guardia di frontiera europea” per condurre le operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti in difficoltà, ha sostenuto la portavoce.