Robledo spedito in laguna. Trovato l’espediente per porre fine all’eterno scontro nella Procura di Milano conflitto con Bruti Liberati

Il Consiglio superiore della magistratura ha finalmente trovato una soluzione per porre fine al conflitto nato nella procura di Milano fra Alfredo Robledo ed Edmondo Bruti Liberati. Il sostituto procuratore sarà trasferito a Venezia, dove per dieci mesi ricoprirà il ruolo di sostituto procuratore generale. A dicembre, quando Bruti Liberati andrà in pensione, tornerà a Milano nel suo vecchio ruolo di capo del pool anticorruzione, da cui lo stesso procuratore capo lo aveva rimosso.

IL DEUS EX MACHINA
Decisivo per giungere alla soluzione dello scontro è stato l’intervento di Giovanni Legnini, da pochi mesi vicepresidente del Csm. Subito dopo il suo insediamento, Legnini aveva promesso una soluzione risolutiva alla contesa fra i due magistrati. Ma la scelta di trasferire Robledo nella città lagunare solo per un periodo, esclude un’altra e più drastica ipotesi che era stata avanzata nei mesi scorsi: il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale di Robledo. Un’eventualità che, nelle ultime settimane, pareva essere molto probabile. Al punto che, per oggi, era in programma una riunione della prima commissione del Csm che aveva all’ordine del giorno proprio il possibile trasferimento di Robledo. Nei giorni scorsi, a sorpresa, Robledo aveva revocato la domanda che aveva presentato per essere trasferito alla Procura generale di Milano, nonostante fosse al primo posto della graduatoria. Ma la rinuncia è stata frutto di un ripensamento che lo ha portato a chiedere l’applicazione a Venezia. Si risolve così, con una mediazione, il conflitto che aveva spinto nei mesi scorsi il Consiglio giudiziario locale a chiedere un intervento del Csm per risolvere la disputa, per ristabilire un clima di lavoro sereno in procura. Il consiglio giudiziario aveva rilevato come lo scontro tra i due magistrati avesse generato un “quadro d’insieme fortemente deteriorato” dei rapporti di lavoro in Procura. Una situazione che richiedeva un intervento del Csm per “superare il disagio diffuso di magistrati, avvocati, organi investigativi e cittadini” e “ripristinare l’autorevolezza dell’immagine della Procura”.

LA VICENDA
L’origine dei contrasti fra Bruti Liberati e Robledo risale a prima della scorsa estate, quando Robledo – ai tempi a capo dell’anticorruzione – lamentò in un esposto al Csm l’arbitraria assegnazione dei fascicoli fra i vari dipartimenti da parte del capo della Procura. In particolare Robledo aveva rimarcato che il fascicolo dell’inchiesta Sea-Gamberale gli era stato assegnato con molto ritardo. E lo stesso Bruti, sentito dal Csm, aveva ammesso di averlo dimenticato per alcuni mesi in un armadio, prima di trasmetterlo al pool reati economici. Che a sua volta lo aveva poi trasmesso al dipartimento guidato da Robledo.