Roma, casa dolce casa per la famiglia marocchina. Ma non a San Basilio. L’appartamento della periferia è stato rioccupato: il Campidoglio non sa da chi

C’è voluto l’intervento di Virginia Raggi per sbloccare e risolvere l’assurda vicenda della famiglia marocchina cacciata dal quartiere di San Basilio

C’è voluto l’intervento della sindaca Virginia Raggi per sbloccare e risolvere, perlomeno in parte, l’assurda vicenda della famiglia marocchina cacciata dal quartiere di San Basilio per esplicite ragioni razziali. Dopo che martedì 6 dicembre gli abitanti della case popolari nel quartiere periferico della capitale, avevano impedito alla famiglia marocchina di prendere possesso di un appartamento assegnatole dall’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale), ieri la sindaca a 5 Stelle ha incontrato le vittime dell’episodio razzista. “L’accoglienza ed il senso di comunità sono valori condivisi da tutti i romani.

La città abbraccia con affetto Mourad, Fatia e i loro bambini. Sarà assegnata loro una nuova casa”, ha scritto la Raggi sul sito del Comune al termine dell’incontro. All’incontro ha partecipato anche l’assessore al Sociale Laura Baldassarre che ha commentato: “Probabilmente non torneranno a San Basilio”. Insomma, una vittoria a metà dato che la famiglia avrà diritto alla casa, ma non a San Basilio, col rischio che nessuno straniero più venga accolto nella zona. Peraltro, la storia assume anche tinte assurde. Come detto dalla stessa Baldassarre, “la casa che era stata assegnata alla famiglia marocchina è stata rioccupata subito dopo ma non sappiamo da chi”. Insomma, il Campidoglio di fatto non conosce l’identità del nuovo “inquilino”. Un giallo, questo, che concretizza l’idea che le case popolari, nella zona di San Basilio, vengano utilizzate per il business del narcotraffico. Una vicenda, insomma, che grida vendetta.