Roma è nei fatti già commissariata. Anche se non lo sa. Il 31 dicembre, dead line per l’approvazione del bilancio preventivo capitolino, si avvicina. Il tempo scorre inesorabilmente. Neanche lo stato dei conti pubblici romani però rimane fermo. Anzi, senza essere governato, peggiora di giorno in giorno. A fronte di un debito corrente che si attesta tra 1,2 e 1,5 miliardi su un bilancio di circa 6. Per non parlare del debito globale tra i 13 e i 16 miliardi. E’ vero che un simile buco la neo giunta Raggi l’ha ereditato, ma è altrettanto vero che fino a ora non ha dimostrato di metterci del suo per cambiare le cose. Dopo l’addio del magistrato Salvatore Tutino e, dulcis in fundo, anche del ragioniere generale del Comune Stefano Fermante, la poltrona ancora vacante dell’assessore al BIlancio è la prova che l’amministrazione 5 Stelle è allo sbando. E neppure l’assunzione della delega al Bilancio da parte della stessa prima cittadina è una notizia incoraggiante.
LE EMERGENZE – Il nodo rimane. Il vero bandolo per sbrogliare la matassa sarebbe un uomo dei conti in grado di guidare il Campidoglio fino all’approvazione del bilancio preventivo 2017-2020. “Ma non solo di quello. Ci sono altri capitoli aperti e urgenti sul piano economico – ha spiegato a La Notizia Maurizio Leo, ex assessore al Bilancio nella giunta Alemanno – A cominciare dall’assestamento di bilancio a cui Minenna aveva cominciato a lavorare”.
“Abbiamo una ragioneria che funziona benissimo – ha detto la sindaca Virginia Raggi – la delega al bilancio al momento e’ mia. Abbiamo un presidente di commissione al lavoro, quindi stiamo lavorando sul bilancio”. Parole che difficilmente potranno rassicurare i cittadini romani o, meglio, i contribuenti romani.
E’ vero pure che, insieme, un ragioniere generale del Comune e un sindaco forte, che conosce bene la macchina amministrativa e le esigenze della città, possono chiudere da soli la partita dei conti. Ma Raggi, nonostante la sua attività di consigliere d’opposizione nella precedente consiliatura, non ha avuto il tempo di maturare una simile esperienza. “Roma è il decimo ente nazionale per base di bilancio – ha rimarcato l’ex assessore – Senza gente attrezzata, di cosa parliamo? Gli attuali amministratori sono incapaci di intendere e volere. Non si rendono conto che non si può andare avanti senza un esperto al Bilancio”.
Tra l’altro, per ora, la prima cittadina è assorbita anche dalle audizioni per i papabili assessori (e neanche, per esempio, dall’audit sul debito, sparito dai radar dopo gli annunci in campagna elettorale). “Le emergenze da affrontare sono tante – ha sottolineato Leo – dal capitolo partecipate a quello della gestione commissariale. Chi sta interloquendo con il Mef e con la Cassa depositi e prestiti per un’eventuale ristrutturazione del debito? Tutti compiti che spettano all’assessore al Bilancio”.
RISCHIO COMMISSARIAMENTO – Per non parlare, poi, del lungo lavoro preparatorio alla presentazione del bilancio preventivo: “Bisogna attivare i contatti con gli altri assessori della giunta e le rispettive strutture e poi con i municipi. Solo dopo aver sentito tutti e analizzato le singole voci di spesa, l’assessore può cominciare a impostare la contabilità”. Certo, esiste la possibilità delle proroghe per i comuni che sforano la data del 31 dicembre, “ma – è il ragionamento che ha fatto con La Notizia un ex dirigente capitolino – se tra le grandi città solo Roma risultasse in ritardo, visti anche i rapporti politici dei 5 Stelle con il Governo, il premier Renzi potrebbe anche decidere di non accordare altro tempo alla Capitale”. Insomma, l’ipotesi di un commissariamento, come conferma anche l’ex assessore Leo, “non è peregrina”.
REGIME DI SOPRAVVIVENZA – Tra l’altro, qualora la proroga non scattasse, la città di Roma entrerebbe in regime dei dodicesimi provvisori e quindi, come ha spiegato il dirigente “non potrebbe sostenere impegni di spesa grossa, ma impiegare solo le stesse risorse ripartite per mese dell’anno precedente. Un po’ come volare con le ali tarpate. Una condizione che – ha concluso – paradossalmente potrebbe rivelarsi ideale per la giunta Raggi, data l’inerzia che ha dimostrato l’amministrazione fino a ora”. Una strategia difensiva? “La definirei conservativa. Solo che non conserverebbero certo un gioiello, ma una catastrofe”. Con buona pace della rivoluzione annunciata.
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