Roma, maxi truffa ai Padri Camilliani

Maxi sequestro al faccendiere romano Paolo Oliverio, arrestato nel novembre del 2013 per la maxitruffa ai Padri Camilliani e il sequestro di persona organizzato per garantire l’elezione al vertice dell’ordine religioso di padre Renato Salvatore, anch’egli finito in manette.
Bloccati dalla guardia di finanza beni per 1,6 milioni di euro.
Posti i sigilli ad appartamenti di pregio e locali commerciali a Roma, Montalcino e Buonconvento, in provincia di Siena.

I beni sequestrati, secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, costituiscono il presunto reinvestimento delle somme indebitamente sottratte all’Ordine dei ministri degli infermi religiosi Camilliani.

All’appello, dalle casse dei frati, mancano in tutto 10 milioni di euro: Oliverio ha ammesso di essersi appropriato di tre milioni, ai danni soprattutto dell’ospedale di Santa Maria della Pietà di Casoria.

Dalle indagini è emerso che i rimborsi che il Servizio sanitario nazionale versava nelle casse dell’ospedale campano venivano girate su alcuni conti correnti e, da lì, affluivano a società riconducibili a Oliverio.

E proprio grazie al monitoraggio di questi flussi che le Fiamme gialle hanno individuato i quattro immobili sequestrati,

L’operazione rappresenta l’epilogo delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, dalla Procura e dal Gico di Roma, che avevano già portato all’esecuzione, nei confronti di Oliverio, di due ordinanze di custodia.

Qui il decreto di sequestro del Tribunale di Roma. decreto sequestro immobili Oliverio_23 4 2014

Riceviamo e pubblichiamo

“Lo strumento delle intercettazioni ancora una volta al centro dell’annosa vicenda giudiziale che ha visto coinvolto Padre Renato Salvatore in una esperienza processuale durata 10 anni, passando per ben tre gradi di giudizio ed uno ulteriore di rinvio alla Corte di Appello di Roma, per dimostrare la sua innocenza; giustizia è stata fatta. Finalmente, il 4 maggio 2023 l’incubo giudiziario di Padre Renato Salvatore può dirsi risolto, provato e commosso nell’aula della Corte di Appello di Roma, accanto ai suoi difensori gli avvocati avv. Massimiliano Parla e Annarita Colaiuda, entrambi del foro di Roma, ha appresso della propria assoluzione per “non aver commesso il fatto”. La difesa di Padre Renato Salvatore è riuscita a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti riguardo al presunto sequestro di due religiosi suoi confratelli che avrebbero dovuto partecipare alla elezione per confermarlo Superiore Generale del proprio Ordine dei Camilliani, Ministri degli Infermi, ordine presente sui 5 continenti. Al centro della vicenda processuale ci sarebbero stati alcuni stralci di conversazioni telefoniche ed ambientali che la Procura della Repubblica ha posto alla base del proprio castello probatorio per promuovere l’accusa nei riguardi di Padre Renato Salvatore e che gli avvocati Parla e Colaiuda sin dal primo grado di giustizia hanno contestato, eccependo, sia la loro inutilizzabilità ai fini del decidere, sia la loro irrilevanza ai fini della penale responsabilità dell’ex Padre Generale dei Ministri degli Infermi. L’esito assolutorio “per non aver commesso il fatto”, ottenuto in Corte di Appello solo in sede di rinvio dalla Corte di Cassazione, poteva avvenire molto tempo prima e sin dal primo grado di giudizio se solo l’eccezione dei difensori fosse stata ascoltata ed accolta perché assolutamente fondata come poi ha di fatto dimostrato e confermato la pronuncia della Suprema Corte.”