Roma, nelle aste giudiziarie detta legge la ‘ndrangheta

di Roberto Mancini

Le mani della ‘ndrangheta sulla Capitale. Ottantotto proprietà, tra terreni e case, per un valore di oltre 70 milioni di euro, sono stati sequestrati ieri a Roma e in Calabria dai carabinieri. Il sequestro è avvenuto nell’ambito degli arresti eseguiti dai carabinieri di Reggio Calabria ad Oppido Mamertina. In manette è finito il boss Rocco Mazzagatti, 50 anni, a capo dell’omonima cosca, mentre altri 20 affiliati sono stati fermati. Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, di alcuni omicidi, intestazioni fittizie di beni e di avere reimpiegato proventi di attività illecita nell’acquisto di immobili, anche di prestigio, a Roma. Mazzagatti, attraverso una serie di prestanome, avrebbe gestito un vasto giro di attività imprenditoriali a Roma ed in Calabria, tra cui attività di commercio di automobili e distributori di carburante. Nella capitale, anche grazie a complicità che gli inquirenti stanno cercando adesso di individuare, il presunto boss avrebbe acquisito, in particolare, la proprietà di immobili ed attività commerciali ed imprenditoriali attraverso il sistema delle aste giudiziarie, per le quali non è escluso che Mazzagatti possa avere beneficiato di favoritismi. Nelle abitazioni degli indagati sono stati trovati anche 170 mila euro nascosti nelle intercapedini delle case. I militari hanno anche fatto luce su cinque omicidi della faida tra i Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo e i Ferraro-Raccosta: una delle vittime fu data in pasto ai maiali. Nel corso delle indagini i militari hanno anche scoperto che Francesco Raccosta, una delle vittime degli omicidi attribuiti alla cosca Mazzagatti, venne dato in pasto ai maiali quando ancora era vivo. Raccosta era scomparso nel marzo 2012 insieme a Carmine Putrino, anch’egli ucciso. Il duplice omicidio sarebbe da collegare alla faida tra la cosca Mazzagatti e quella rivale dei Ferraro-Raccosta, cui appartenevano le vittime del duplice omicidio.