Il mangia mangia delle sagre. Dalla fiera della salsiccia fino alla festa dei cornuti. Tra stanziamenti Ue e regionali lo spreco estivo è infinito

In estate fiere e sagre spopolano in giro per l’Italia. Molto spesso l’organizzazione di simili eventi godono di ragguardevoli finanziamenti pubblici

Chissà in quanti si sono divertiti il 12 e 13 agosto tra birre e panini al Porklandia di Picerno, piccolo paesino di 6mila anime in provincia di Potenza. Nulla di male, per carità: in estate fiere e sagre spopolano in giro per l’Italia. Quel che desta stupore, però, è che molto spesso l’organizzazione di simili eventi godono di ragguardevoli finanziamenti pubblici. In Basilicata, ad esempio, si è pensato bene di stanziare fondi non solo in vista dell’appuntamento del 2019 con Matera capitale europea della cultura, ma anche per tutta una serie di sagre e feste, come il Salsicciafestival di Cancellara o la sagra del cinghiale di Bernalda.

Da nord a sud – C’è da stupirsi? Niente affatto. Perché l’usus di foraggiare, spesso in maniera spropositata, le feste culinarie paesane è comune a più Regioni in giro per l’Italia. E così in Sardegna quest’anno sono stati stanziati 6,7 milioni ad hoc; nel Lazio di Nicola Zingaretti si è arrivati a 7,5 milioni. Nulla però in confronto ai 15 milioni che la giunta campana di Vincenzo De Luca ha assegnato a un totale di 204 Comuni per le feste e sagre più disparate. Qualche esempio? Accanto a importanti eventi culturali e culinari, convivono la festa dei cornuti di Ruviano (Caserta), finanziata per 39mila euro, la manifestazione “La terra delle pacchiane di Montefalcone” in Val Fortore (30mila euro) e, ancora, “La damigella del re” di Roccarainola (Napoli), sostenuta con altri 20 mila euro. Più tutta una serie di sfilate medievale, fiere in onore di castagne e funghi porcini e, immancabile, la “sagra dello scazzatiello aquarese” (40mila euro).

Dall’Europa con furore – Il nostro viaggio, però, non finisce qui. Perché a foraggiare fiere e sagre non ci sono soltanto i fondi regionali, ma anche quelli europei. Basta andare sulla banca dati di OpenCoesione (che monitora la gestione dei fondi europei) per comprendere come negli anni tanti e tanti eventi hanno ricevuto fondi che – chissà – avrebbero potuto essere impiegati in altra maniera. Anche in questo caso gli esempi si sprecano. Curioso, ad esempio, che con i fondi Ue in passato si sia finanziata la sagra del pecorino dop: 27mila euro destinati a Filiano, paesino di tremila abitanti in provincia di Potenza. Un po’ meno è andato a Sarconi, dove con i 18mila euro di Bruxelles è stato possibile organizzare la sagra del fagiolo. Interessante peraltro che questo finanziamento, stando alla banca dati, rientri nel capitolo sulla “agenda digitale”. Fagiolo 2.0, diciamo. Paradossale, poi, il caso della “sagra del prosciutto abruzzese e festival dell’organetto ddubotte” e non solo per l’accoppiata, ma anche perché a fronte di un finanziamento richiesto di circa 10mila euro, risultano pagamenti per 16mila euro. Esattamente come accaduto per la festa delle invasioni di Cosenza: pagamenti effettuati pari a 265mila euro, a fronte di un finanziamento che si fermava a 114mila euro. C’è poi chi ancora è in attesa di ricevere il dovuto: a Teano si attendono ancora i 150mila euro per la festa della Madonna delle Grotte; a dicembre 2016 i pagamenti sono ancora fermi a zero. Ma non basta. Perché di mance ne spuntano a iosa. Si va dai 5mila euro destinati alla sagra della castagna del comune di Tramutola (Potenza) ai 2mila per la sagra della salsiccia di Cancellara (Matera), senza dimenticare Longubucco (Cosenza), dove in passato è stato possibile celebrare il palio dell’Assunta e la sagra del castrato grazie ai 10mila euro del fondo Por 2007/2013. E poi ovviamente c’è il capitolo fiere, come quella sull’artigianato di Palermo: 700mila euro nel 2015. Ma con i fondi Ue c’è stato anche chi ha pensato a farsi pubblicità. L’Umbria, ad esempio, ha usato fondi Ue per comprare pagine nel catalogo della fiera sul turismo di Stoccarda. Così, giusto per non farsi mancare nulla.

Twitter: @CarmineGazzanni

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Nel seguire la rassegna stampa relativa alle edizioni dei giornali in edicola il 05 settembre 2017, si riveniva il quotidiano pubblicato dalla Spettabile società in indirizzo che, in prima pagina, evocava il Comune di Castel San Lorenzo e la “Sagra dello Scazzatiello” tra gli eventi – considerati in quell’articolo  – sovvenzionati da fondi europei. Orbene, è necessario specificare che il gradito evento […] è bene organizzato dalla locale Proloco, la quale non riceve alcun finanziamento pubblico da diversi anni. E’ utile chiarire che il comporto economico accordato alle Proloco dalla Regione Campania – ormai cessato diversi anni or sono – nel caso di specie è stato prezioso per l’affermazione della pietanza quela piatto tipico della Tradizione e del Territorio, con l’inserimento dello “Scazzatiello Castellese” tra i prodotti sottoposti a tutela. Dunque, queste righe per rimarcare l’effettivo valore dell’iniziativa nonché l’attuale estraneità dell’evento dal sostegno finanziario pubblico. Con l’auspicio che l’enfasi impiegata per stigmatizzare la riferita circostanza in seno all’articolo in commento accompagni anche le precisazioni – sentite e richieste – affidate a queste righe.

Giuseppe Scorza (sindaco di Castel San Lorenzo)

 

Risponde l’autore dell’articolo:

Come si può evincere dal pezzo in questione, il Comune di Castel San Lorenzo non è minimamente citato. Ergo: quanto scritto nell’articolo è assolutamente vero e documentato. L’errore, di cui ci dispiace, è stato compiuto soltanto nel richiamo in prima pagina, come giustamente sottolineato dal sindaco Scorza.

Carmine Gazzanni