Salari e bonus, il nuovo decreto primo maggio è una beffa per i lavoratori

Il nuovo pacchetto lavoro, con misure su salari e bonus, sarà molto limitato e i benefici per i cittadini saranno davvero minimi.

Salari e bonus, il nuovo decreto primo maggio è una beffa per i lavoratori

È passato solo un anno, ma oggi lo scenario del nuovo decreto Lavoro – l’anno scorso ribattezzato primo maggio, con l’approvazione in occasione della festa dei lavoratori – è decisamente diverso. Il pacchetto lavoro che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, presenterà ai sindacati sembra avere più ombre che luci. Sui salari, sui bonus e sull’occupazione l’intervento sembra ridotto e le sigle chiedono invece ben altro.

Meloni presenterà provvedimenti previsti da tempo e ormai in ritardo, a cui aggiungere il bonus tredicesima fino a 100 euro che il governo aveva promesso già lo scorso anno e che, ancora oggi, non ha coperture sufficienti. Un discorso ben diverso da quello del 2023, quando il decreto del primo maggio prevedeva la cancellazione del Reddito di cittadinanza e l’allargamento del taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti.

Salari, sul bonus tredicesima prevalgono le incognite

Sul bonus tredicesima il ministro e il viceministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e Maurizio Leo, non hanno ancora trovato un’intesa. Leo punta a un bonus massimo di 100 euro, con coperture da individuare entro il 15 novembre attraverso i proventi del concordato preventivo biennale.

Servirebbero almeno 100 milioni, considerando un milione di famiglie monoreddito sotto i 28mila euro lordi e con almeno un figlio a carico a cui dovrebbe andare la misura. E non è detto che la platea sia davvero così ridotta, diventando così fondamentali altre risorse aggiuntive. La misura non è ancora definita, ma domani – dopo lo slittamento della scorsa settimana – dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri.

Il bonus una tantum non piace a Cgil, Cisl e Uil che vogliono invece certezze sulla proroga per il 2025 del taglio del cuneo fiscale e della riforma dell’Irpef. Inoltre la Cisl chiede di azzerare le tasse sui premi di produttività fino a 3mila euro, mentre il governo vorrebbe alzare l’aliquota dal 5% al 10%. Le posizioni restano distanti.

Le altre misure del decreto lavoro

Tra le misure presentate ai sindacati, oltre a quelle sui salari, ci dovrebbe essere anche il decreto attuativo della maxi-deduzione Irpef o Ires al 120% per le aziende che quest’anno assumono lavoratori a tempo indeterminato, aumentando i dipendenti rispetto allo scorso anno. La detrazione diventerebbe del 130% per l’assunzione di giovani, donne ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Si tratta, in realtà, di una misura che era attesa entro gennaio ma che è stata chiusa solo nelle scorse ore con un decreto interministeriale Economia-Lavoro. Ci dovrebbe essere, poi, il decreto Coesione del ministro Raffaele Fitto, per una revisione della governance dei fondi strutturali Ue 2021-2027: l’Italia in tre anni ha speso meno dell’1% dei fondi ed è in netto ritardo. Tra questi fondi rientrano anche quelli per il lavoro, soprattutto per giovani Neet e donne. Ma anche in questo caso non si tratta di novità, ma di misure già esistenti e in forte ritardo.