Alla Camera la maggioranza si è messa di traverso sulla calendarizzazione della pdl di iniziativa popolare sul salario minimo. Valentina Barzotti, capogruppo M5S in commissione Lavoro, cosa farete adesso?
“La nostra battaglia per mandare in porto questa misura non si ferma certo davanti ai capricci di FdI, Lega e FI. Abbiamo raccolto 120mila firme e sappiamo che il 70% degli italiani è favorevole al salario minimo. Se pensa di poter fermare il vento con le mani la destra si illude: non ci riuscirà”.
L’11 giugno M5S, Pd, Avs e Azione hanno presentato, a prima firma Patuanelli, un emendamento alla delega sull’equa retribuzione ferma al Senato. Cosa prevede?
“Abbiamo ripresentato integralmente la pdl Conte che la maggioranza, a dicembre 2023 a Montecitorio, ha trasformato in una delega in bianco al governo. Un colpo di mano senza precedenti. Il testo è rimasto in freezer per un anno e mezzo, meloniani e forzisti lo hanno scongelato ora solo per frenare i protagonismi della Lega. Agitano il tema degli stipendi per guadagnare consenso ma alla fine non risolvono i problemi degli italiani, questa è la verità. Sull’emendamento Patuanelli daremo battaglia”.
Perché oggi più che mai serve una legge sul salario minimo?
“Davanti a 4 milioni di lavoratori poveri, al record di famiglie operaie in povertà assoluta, a 6,2 milioni di individui che guadagnano al massimo 1.000 euro al mese, cos’altro dobbiamo aspettare? Le ricette della destra si sono rivelate fallimentari, l’ultimo dossier Caritas è un bollettino di guerra. Il salario minimo già esiste in 22 Paesi Ue su 27, combattiamo affinché l’Italia diventi il 23esimo”.
Il vicepremier e ministro degli Esteri di Forza Italia, Antonio Tajani, però insiste: “Io non sono per il concetto di salario minimo, mi suona da Paese non democratico”.
“Tajani non sa di cosa parla. Seguendo il suo ragionamento, la Germania, dove nel 2027 il salario minimo salirà a quasi 15 euro l’ora, è una dittatura? Per favore… In questo e in altri Paesi la misura convive tranquillamente con la contrattazione collettiva. Anche la nostra proposta si muove in questo alveo. Il ministro degli Esteri farebbe bene a informarsi prima di aprire bocca”.
Nel 2024 per l’Assegno di inclusione sono stati spesi 4,4 miliardi, oltre a 260 milioni per il Supporto formazione lavoro. Nel 2023 erano stati erogati per il Reddito di cittadinanza 6,6 miliardi. Questa discrepanza tra quanto si è speso per l’Adi e quanto invece per il Reddito di cittadinanza è la prova che molti nuclei familiari sono rimasti fuori dal sussidio?
“È così. Con la cancellazione del Reddito il governo ha fatto cassa sui poveri. Meloni li ha addirittura divisi in categorie: ‘occupabili’ e non. Siamo l’unico caso in Europa, una totale assurdità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il record di individui in totale indigenza, 5,7 milioni. Aumentano anche i minorenni. Ripristinare il RdC è l’unica soluzione possibile se si vuole arginare tale fenomeno”.
Con un tasso di occupazione femminile sotto il 53%, l’Italia è fanalino di coda nell’Europa a 27. Giorgia Meloni vanta record inesistenti?
“Dal lavoro all’immigrazione, la propaganda è la cosa migliore che finora la maggioranza di governo ha saputo fare. Ancora oggi le donne, che peraltro beneficerebbero più di altri del salario minimo a 9 euro, nel 20% dei casi lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio e sono vittime della piaga del part-time involontario. Su questo dalla prima donna premier della storia della Repubblica non è arrivata nessuna soluzione. Solo tanta inutile retorica”.