Salario minimo, perché è davvero urgente in Italia

Il salario minimo in Italia è urgente e necessario: lo dimostrano anche i dati sulle retribuzioni in Europa.

Salario minimo, perché è davvero urgente in Italia

Il salario minimo in Italia è necessario. A dirlo stavolta non sono coloro i quali, da anni, lo propongono. Ma semplicemente dei dati, secondo i quali il salario minimo in molti Paesi europei è molto vicino al salario medio degli italiani. Cifre che dimostrano come sarebbe necessario aumentare i salari minimi, considerando che è probabile che molti lavoratori siano ben al di sotto di tutte le soglie previste in Europa.

In Italia il salario minimo non c’è, ma si applicano i contratti collettivi. In molti altri Paesi europei, invece, il salario minimo c’è ed è anche in aumento negli ultimi anni. Un’analisi dello studio legale Daverio&Florio, riportato dall’Adnkronos, ricorda come il salario minimo esista in tantissimi Paesi europei, ma non in Italia, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia. Ci sono, invece, Paesi in cui esiste da più di 50 anni, come Francia e Spagna.

Il salario minimo in Europa: qual è la cifra dalla Germania alla Francia

Il Paese in cui il salario minimo più alto in Europa è il Lussemburgo, pari a 2.387,40 euro al mese, circa 31mila euro lordi l’anno se considerato su 13 mesi. In Germania la cifra è di 2.080 euro al mese, circa 27mila euro annui. Peraltro a fine 2022 il valore è stato aumentato a 12 euro lordi e un altro aumento è atteso nel 2024. Anche in Belgio e Irlanda è previsto un aumento: oggi a Bruxelles esiste il reddito minimo mensile medio garantito, pari a circa 1.955 euro lordi, con 35 euro in più attesi dal 2024.

In Olanda la cifra è di 1.934,40 euro, con un recente aumento del 10%. Anche in Irlanda il valore è sopra i 1.900 euro al mese, mentre in Francia – per 35 ore di lavoro settimanali – la cifra si attesta a 1.747,20 euro mensili, ovvero 11,50 l’ora. Cifra più bassa in Spagna, dove c’è stato di recente un aumento che ha portato l’importo minimo a 1.080 euro lordi.

Il reddito medio italiano non è lontano da quello minimo garantito in molti Paesi Ue

In Italia il salario minimo non esiste, ma ci si affida ai contratti collettivi nazionali che coprono gran parte dei lavori. Però un problema di retribuzioni è evidente, tanto più se pensiamo che siamo l’unico Paese europeo in cui i salari non sono cresciuti negli ultimi 30 anni. Per capire quanto quello del salario minimo sia un problema urgente basta vedere i dati sui salari medi in Italia.

I dati dell’Istat, consultati da La Notizia, mostrano retribuzioni medie – riferite all’anno 2022 – di 30.105 euro annui. Nel settore privato questa cifra scende a 29.288 euro, per i lavoratori dipendenti si scende ulteriormente a 27.468 (escludendo i dirigenti) e nel pubblico, invece, si sale a 31.324 euro. Praticamente cifre uguali a quelle del salario minimo in Lussemburgo (per il quale, però, un confronto è difficile considerando l’alto costo della vita), ma solo pochissimo più alte del salario minimo in Germania.

Anche andando a prendere altri dati, come quelli del report della Fondazione Di Vittorio (Cgil), la situazione non cambia: in questo caso si parla di retribuzioni medie di 29.440 (nel 2021), inferiori a quelle europee. In Francia e Germania si sale sopra i 40mila e non a caso il nostro reddito medio è più vicino al loro salario minimo che a quello medio. Dati confermati anche dall’Organizzazione internazionale del Lavoro, l’agenzia delle Nazioni Unite, con retribuzioni medie italiane stimate sui 29.301 euro. Un dato, quindi, molto simile al salario minimo tedesco. Ma l’Italia, sul fronte dei salari, sembra davvero essere su un altro pianeta. Ovviamente in negativo.