Salvabanche, scaricabarile tra Italia ed Europa sull’uso del Fondo Interbancario di garanzia sui depositi

Il salva banche riaccende lo scontro tra l’Italia e l’Unione europea. La questione riguarda il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti. Il nostro Governo aveva indicato una strada differente rispetto al decreto poi partorito. La rivelazione arriva dall’agenzia di stampa tedesca Reuters che parla di “un decreto più morbido” che puntava a risolvere il caso attraverso il Fondo interbancario di garanzia sui depositi e senza interventi a carico dei risparmiatori. Una soluzione, a quanto pare, bocciata dall’Unione europea che aveva mosso delle obiezioni contro questa ipotesi inviando una lettera riservata al ministero del Tesoro lo scorso 19 novembre. Lettera che oggi è stata resa nota proprio dalla Reuters. Nella lettera si legge che “Se uno Stato membro opta per lo schema di garanzia dei depositi per ricapitalizzare una banca allora è soggetto alle regole Ue sugli aiuti di Stato”. Ma la lettera continua spiegando anche “che si applicano le regole Ue sugli aiuti di stato e la direttiva sulla risoluzione delle banche e l’uso dello schema obbligatorio di garanzia dei depositi non fa eccezione, precisa la Commissione Ue, ricordando che c’è anche una semplice logica soggiacente alla missiva: il sostegno pubblico deve arrivare solo in ultimo ricorso, altrimenti le regole Ue che salvaguardano i contribuenti potrebbero essere facilmente aggirate”. Ecco che la linea scelta da Palazzo Chigi sarebbe stata troppo morbida perché l’utilizzo del Fondo interbancario non poteva essere deciso con un atto di legge del governo.