Sui cartelli che tra i banchi dell’opposizione campeggiavano in Senato, al momento del voto sulla Manovra, c’erano diversi slogan che precedevano la scritta “Voltafaccia Meloni” e che elencavano tutte le promesse tradite dalle destre. Una delle tante recitava: “Promettevano l’abolizione della Fornero, aumentano l’età pensionabile. Voltafaccia Meloni”. Ma chi sulle pensioni ha perso faccia e credibilità è stata soprattutto la Lega di Matteo Salvini.
Salvini beffa i pensionati
Quello stesso Salvini, vicepremier e ministro, nonché leader della Lega, che ieri ha avuto il coraggio di dirsi “molto soddisfatto” della Manovra e ha negato frizioni con il ministro dell’Economia e collega di partito, Giancarlo Giorgetti. Con lui ha detto “non c’è stato nessun gelo, a me interessava non danneggiare i lavoratori allungando l’età pensionabile”. “Era stata un’indicazione tecnica – ha aggiunto Salvini – che la Lega ha fermato e quindi tutto è bene quel che finisce bene. Ci sono i soldi senza andare a far cassa sulla pelle di lavoratori pensionati”.
Salvini si riferisce alla doppia stretta, poi saltata, sul riscatto della laurea e sulle finestre mobili. Ma al di là di quel giro di vite che è stato impedito, tutte le altre misure sulla previdenza passate in Manovra sono a dir poco punitive. “Dobbiamo superare la legge Fornero con Quota 41, rendere Opzione donna strutturale”, prometteva la Lega nel suo programma per le elezioni politiche del 2022.
Le misure punitive della Manovra sulla previdenza
Ebbene la Manovra 2026 conferma l’impianto della Fornero, riduce ulteriormente gli spazi di uscita anticipata e interviene solo con ritocchi marginali sugli assegni più bassi. Mentre saltano Quota 103 e Opzione donna. Vediamo più nel dettaglio le norme. Non si potrà andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Viene cancellata, infatti, la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare per il raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
Tagli a precoci e ai lavoratori impiegati in mansioni usuranti
Aumentano ulteriormente i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. L’emendamento del governo alla Manovra aumenta i tagli di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni dal 2034. Previsti tagli pari a 40 milioni annui dal 2033 anche al Fondo per il pensionamento anticipato per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti: così il fondo a disposizione passa da 233 a 194 milioni. Si estende la platea delle aziende che dovranno conferire il Tfr al fondo Inps.
Nel biennio 2026-2027 quelle che hanno raggiunto i 60 dipendenti dovranno attenersi a questa misura e successivamente lo dovranno fare tutte quelle con 50 dipendenti. Dal 2032 verranno toccate anche quelle più piccole con 40 dipendenti. Torna anche il meccanismo di adesione automatico alla previdenza complementare per tutti i neo assunti che scatterà da luglio. Ci saranno 60 giorni per comunicare una decisione diversa.
Aumenta l’età pensionabile
E ancora. L’età pensionabile aumenterà di un mese nel 2027 e di altri due mesi nel 2028. Questo aumento ricadrà soprattutto sui working poor, su chi ha carriere frammentate, salari bassi, contributi discontinui. Donne e giovani, ancora una volta. Parliamo di oltre 6 milioni di persone, un terzo dei dipendenti privati, che guadagnano meno di 15 mila euro l’anno. I dati dell’Osservatorio Inps, analizzati dalla Cgil, parlano chiaro. Chi guadagna 5 mila euro l’anno dovrà lavorare mesi in più solo per compensare l’ennesimo irrigidimento imposto dal governo. Nel 2050, per alcuni, servirà oltre un anno di lavoro aggiuntivo per maturare una pensione, perché venti mesi di fatica ne varranno solo dodici ai fini previdenziali.
Briciole alle pensioni minime
Dal 1° gennaio 2026 le pensioni minime aumentano di 3,13 euro al mese, arrivando a 619,8 euro. Un adeguamento legato all’inflazione, senza interventi strutturali. Crescono di più gli assegni sociali maggiorati: +12 euro, dopo gli 8 euro già riconosciuti quest’anno. Ma la platea è molto più ristretta rispetto ai 2,3 milioni di pensioni integrate al minimo: 1,5 milioni. Un’autentica beffa. Ma Salvini si dice soddisfatto.