Salvini come Silvio, sulla ruspa contro i magistrati. L’aspirante premier archivia la riforma Bonafede e vira su quella del Cav

Dopo neanche 24 ore dall’apertura della crisi di Governo, Matteo Salvini ha già annunciato i suoi intenti in merito alla giustizia. E tutto è sintetizzabile in un concetto: no alla riforma messa a punto da Alfonso Bonafede, sì invece alle idee mai realizzate di Silvio Berlusconi. A scatenare l’ennesima sfuriata la decisione del Tribunale di Bologna di dichiarare inammissibile il ricorso del Viminale contro l’iscrizione all’anagrafe di una migrante armena. “Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero – dice il vicepremier – il prossimo governo dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una ‘repubblica giudiziaria”. D’altronde che voleva occuparsene direttamente lui della giustizia era stato chiaro anche quando il ministro Bonafede ha portato la sua riforma in Consiglio di ministri: in quella circostanza il Carroccio aveva manifestato il desiderio di inserire nella riforma una nuova legge sulle intercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, già cavallo di battaglia del leader di Forza Italia. Ma evidentemente non è solo questo. Visto che pochi giorni dopo il segretario leghista riferiva che i rappresentati dei lavoratori e di varie categorie ricevuti al Viminale gli avrebbero chiesto di eliminare reati come l‘abuso d’ufficio e il danno erariale. Sarà ovviamente solo un caso ma parliamo di reati o illeciti che negli ultimi mesi sono stati contestati e esponenti della Lega. Primo tra tutti il governatore della Lombardia Attilio Fontana.