Matteo Salvini, prima di ridisegnarsi per pura opportunità salvatore d’Italia e difensore della moralità pubblica nonché esperto giaculatore compulsivo di rosari e madonne, era quello che sbraitava: “Vesuvio, lavali col fuoco” all’indirizzo dei napoletani. Ora invece, punto dalla verga di San Suddino, si è prontamente riconvertito al Mezzogiorno. Anzi, come il personaggio di Zelig, magistralmente interpretato da Woody Allen, assorbe per osmosi camaleontica i fenotipi degli stessi abitanti del Sud.
Eccolo quindi che in Sicilia è munito di coppola, in Sardegna compare vestito da pastore, in Puglia si trasforma in un mangiatore insaziabile di orecchiette e a Napoli gira vestito da Pulcinella con una pizza in mano. A Roma, che in effetti è centro e che lui definiva “ladrona”, lo si può spesso ammirare vestito da centurione in sandaloni scalzi da film che si fa i selfie con i turisti. Ma la cosa divertente del Capitano verde è che ora se la prende con il governo che non gli fa il “Ponte di Messina”, opera archetipa dell’immaginario italico che è sospesa nel nulla da almeno 2.500 anni, cioè dal periodo della Magna Grecia e della Repubblica romana quando già gli antichi avevano tentato un ponte fatto di barche unite da corde e gomene.
A parte l’inutilità ambientale di detto ponte che servirebbe solo a pappatoia ministeriale per gli amici e gli amici degli amici, non si capisce proprio come Salvini faccia a coniugare i precedenti strali che scagliava in una diversa vita contro lo sperpero dei soldi pubblici per la”mangiatoia” del Sud e la recente conversione. La coerenza, come noto, non è una delle virtù cardini(nali) di Salvini ma almeno un po’ di decenza dovrebbero impedirgli di fare dichiarazione come quella di ieri. Se non altro perché grazie a San YouTube, memoria akasica della Rete, tutte le corbellerie che sparava quando era ancora leghista e si metteva le corna barbare in testa e girava con gli spadoni, sono rintracciabili e prontamente evocabili in Rete.
Salvinix ora che non è più gallo (nel senso di compagno di Asterix e Obelix contro Cesare e i romani) non gira più con le ampolle del sacro Dio Po (non è una bestemmia) e si fa di mojito marittimi non blatera più su ladri romani e Vesuvio, ma non riuscirà nell’ennesima giravolta acrobatica a far dimenticare che è stato il principale nemico del Sud e dei “terroni”, come lui li chiama(va).