Salvini regala ai costruttori il condono per i grattacieli fantasma di Milano

La sanatoria per i grattacieli fuori norma di Milano sarà nel decreto Salva-Casa al quale Salvini sta lavorando. Un condono con dentro un condono.

Salvini regala ai costruttori il condono per i grattacieli fantasma di Milano

Un condono con dentro un altro condono per sanare i grattacieli fantasma di Milano. È la scelta del ministro Matteo Salvini per “chiudere” la guerra dell’urbanistica aperta da tempo a Milano. Nel venturo ddl Salva-casa (il primo condono erga omnes) Salvini ha infatti intenzione di inserire una norma “Salva-Milano” 8il secondo condono ad hoc). L’obiettivo è neutralizzare le inchieste sugli abusi edilizi avviate dalla procura milanese che hanno bloccato diversi cantieri. Per i magistrati, i lavori avevano ottenuto il via libera come ristrutturazioni anche se in realtà si trattava di interventi radicali, che avrebbero necessitato di un titolo edilizio e non solo di una Scia e avrebbero comportato oneri assai superiori a quelli effettivamente versati dai costruttori.

Il Mit conferma la sanatoria. Ci sarà una norma per salavare i grattacieli fantasma di Milano

Già Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli (Lega) aveva annunciato il 29 marzo scorso “la disponibilità del Governo a istituire un tavolo, per una norma che sia coerente con l’intero territorio nazionale”. Ieri l’ufficialità, giunta con una nota del Mit: “Con buonsenso, in collaborazione con i Comuni italiani, gli uffici del Mit stanno lavorando per risolvere problemi edilizi ed urbanistici connessi ad interventi già assentiti da alcuni enti locali sulla base di una interpretazione della legislazione statale e regionale, che nel settore è stata oggetto di successive modifiche e stratificazioni”, spiegano dal ministero. Per il Mit, senza un intervento governativo, “rimarrebbe un rischio di incertezza sia per le amministrazioni territoriali, sia per i cittadini”. Salvini lo definisce un “corto circuito”, che può paralizzare lo sviluppo di Milano, la città europea con i maggiori investimenti in edilizia, e di altre città italiane. Quali forme prenderà questo condono neanche tanto mascherato ancora non è dato sapere, secondo le indiscrezioni dovrebbe prevedere una sorta di sanatoria onerosa, sia per gli edifici già realizzati, sia per quelli in corso di realizzazione.

Grattacieli e torri al posto di garages e box

Nelle inchieste della Procura milanese, avviate dopo gli esposti dei cittadini che hanno visto crescere grattacieli dove prima c’erano cortili o capannoni, sono indagati tecnici comunali e imprenditori. Per correre ai ripari il Comune ha varato una delibera cautelativa lo scorso 23 febbraio. Il sindaco Beppe Sala ha garantito l’assistenza legale ai dipendenti e per le nuove pratiche a Palazzo Marino ci si attiene “temporaneamente” alla linea della Procura. Per i lavori già conclusi si auspica “un chiarimento interpretativo definitivo del legislatore”, perché su questa materia non c’è giurisprudenza. Le inchieste riguardanti i presunti abusi urbanistici sono finite anche sotto la lente della magistratura contabile. C’è una istruttoria, infatti, aperta dalla Corte dei Conti della Lombardia per capire se c’è stato un danno erariale.

Nei giorni scorsi la Procura di Milano ha chiesto al Comune l’elenco di palazzi e progetti immobiliari, a partire dal 2020, con determinate caratteristiche: l’altezza superiore a 25 metri e quindi la necessità di un piano attuativo per la costruzione, la facciata vincolata dalle Belle Arti, e la realizzazione all’interno di cortili.

La rivolta dei consiglieri verdi

“Costruire un palazzo di 21 piani da un manufatto di un piano, e autorizzarlo con una semplice dichiarazione (Scia) come fosse una banale ristrutturazione è dal punto di vista urbanistico-ambientale un errore”, tuona il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi. “È chiaro a tutti che l’impatto di 300 persone è diverso da quello di 10, e che quindi serva un piano che ne tenga adeguato conto. È urgente una chiarificazione della normativa che vada in questa direzione. Il condono di Salvini va invece in quella opposta, liberalizza ancora di più le colate di cemento, come è nella sua cultura”. “Ma la cultura del programma con cui è stata eletta la nostra coalizione”, chiosa Monguzzi, “dice il contrario, basta consumo di suolo, meno cemento, e per le costruzioni deve essere valutato l’impatto che producono. Chiederei il rispetto del programma”.