I partiti della coalizione di centrodestra che guida la Lombardia stanno giocando le ultime fasi della partita per le nomine ai vertici della sanità regionale. Il fischio finale dovrebbe essere non prima di quattordici giorni, quando Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Lombardia Ideale dovranno necessariamente trovare la quadra. Non bisognerà andare oltre il 28 dicembre, perché l’insediamento dei nuovi direttori generali e dei nuovi cda è previsto per il 1° gennaio 2024. C’è Fratelli d’Italia, azionista di maggioranza al Pirellone, che reclama almeno metà dei direttori generali e dei presidenti degli Ircss.
I partiti della coalizione di centrodestra che guida la Lombardia stanno giocando le ultime fasi della partita per le nomine ai vertici della sanità regionale
Il primo scontro è proprio su uno degli istituti di ricerca, il Policlinico di Milano, considerato da sempre un feudo ciellino. è l’unico Ircss che rinnova sia il presidente, attualmente in quota Lega, che il dg Ezio Belleri, tecnico in quota FdI. I meloniani vorrebbero accaparrarsi anche la poltrona di presidente, sostituendo l’attuale Marco Giachetti, architetto molto vicino a Matteo Salvini, con Fabio Mosca, primario della Neonatologia della Mangiagalli, vicinissimo alla famiglia La Russa. Le poltrone da assegnare sono 42, Fratelli d’Italia ne reclama la metà, che farebbe occupare sda manager un tempo nell’orbita di Comunione e liberazione, oggi vicini al partito della premier.
La Lega rivendica otto poltrone e non ha intenzione di cedere. Non vuole cedere neppure l’assessore alla Sanità Guido Bertolaso, che con la sua commissione di tre saggi (Carlo Lucchina, direttore generale della sanità ai tempi di Roberto Formigoni, Luigi Macchi, già al vertice del Policlinico di Milano, e Marco Salmoiraghi, ex vicedirettore al Welfare) ha stilato una lista dei papabili manager che non è piaciuta ai partner della coalizione di maggioranza. E non è piaciuto neppure che i saggi abbiano rivendicato la scelta dei direttore generali di 15 aziende ospedaliere ritenute “di prima fascia”, come, tra gli altri, il Policlinico, il Niguarda, il Sacco, i Civili di Brescia, il Papa Giovanni di Bergamo.
A tutti e tre i saggi, già pensionati, verrebbero conferiti incarichi nei cda degli istituti di ricerca, in evidente stato di conflitto di interessi, dato che sono loro stessi a valutare i profili dei manager. All’Ats Metropolitana di Milano Bertolaso vorrebbe la riconferma di Walter Bergamaschi, recentemente assolto in appello dalla Corte dei conti dall’accusa di danno erariale per la vendita e il successivo affitto per sei anni della sede Ats di corso Italia. Altra conferma dovrebbe essere quella di Alberto Zoli a capo dell’Areu. In odore di promozione sarebbero Guido Grignaffini, attuale direttore socio-sanitario a Vimercate, e Vincenzo Petronella, oggi direttore amministrativo dell’Istituto nazionale dei tumori.
FdI rivendica la metà delle poltrone, la Lega ne vuole otto. Dal Niguarda al Sacco ecco chi corre
Dove dovrà essere nominato un nuovo presidente, come al Besta di Milano e al San Matteo di Pavia, dove oggi il presidente è Alessandro Venturi, voluto dal governatore Attilio Fontana. Particolare peso avrà la scelta del dg di Mantova, terra da cui provengono Carlo Maccari, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e l’assessore all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste Alessandro Beduschi. In pole position c’è Anna Gerola, attualmente commissario straordinario dell’Asst del Garda. Anche se lo spostamento di commissari insediati da pochi mesi (è il caso di Luigi Caiazzo all’Asst Franciacorta, di Tommaso Russo, arrivato in quota FdI, all’Asst Nord Milano, di Maria Grazia Colombo voluta da Bertolaso all’Asst Fatebenefratelli-Sacco), apparirebbe poco giustificabile, perché nessun politico ammette pubblicamente la spartizione.
Con buona pace del professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, che proprio ieri, in un’intervista rilasciata all’edizione milanese di Repubblica ha sostenuto che chi amministra la sanità “deve avere una formazione adeguata” ed essere scelto “non in base all’appartenenza politica”. Commentando le prossime nomine nella sanità lombarda, il farmacologo dice: “Serve una scuola di alta formazione, che si occupi appunto di formare i dirigenti sanitari che devono occuparsi di Ssn e ospedali pubblici. È un’esigenza non più rinviabile, perché non è accettabile che la scelta di un dg avvenga solo in base a una casacca politica e non in base a competenze e formazione”.