Santanchè-day al Senato. Le destre pronte a blindare la ministra indifendibile

Oggi al Senato si vota la sfiducia al ministro Daniela Santanchè. Le destre pronte a blindare la ministra indifendibile.

Santanchè-day al Senato. Le destre pronte a blindare la ministra indifendibile

Molto probabilmente non assisteremo a nessuna novità colossale al termine della giornata di oggi. Daniela Santanchè resterà stabile al suo posto di ministra del Turismo e la mozione di sfiducia verrà bocciata. Ciononostante la giornata di oggi ha un’importanza politica fondamentale. E non solo perché già di per sé una mozione di sfiducia è un atto parlamentare importante e non ordinario.

Oggi al Senato si vota la sfiducia al ministro Daniela Santanchè. Le destre pronte a blindare la ministra indifendibile

Ma anche perché il voto di oggi servirà a capire anche il posizionamento delle opposizioni (o presunte tali) nello scacchiere parlamentare. Ecco perché il voto di oggi ha una valenza fondamentale per comprendere anche la stabilità del governo e le potenziali alleanze dei vari partiti in vista pure delle prossime elezioni europee.

Tutto nasce dalla richiesta del Movimento cinque stelle che ha depositato un documento – la mozione di sfiducia – con cui si chiedono formalmente le dimissioni della ministra. Nel testo, oltre a sottolineare la “responsabilità politica” del premier Giorgia Meloni, vengono denunciate “condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un Ministro” e una “tendenza a considerare le regole del mercato e le regole sindacali e previdenziali come orpelli di impaccio alla libertà imprenditoriale”.

Per questo motivo e “ferme restando le eventuali responsabilità che verranno in caso accertate nelle sedi opportune”, per il Movimento 5 Stelle “i fatti esposti minano fortemente la credibilità della Ministra e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le delicate funzioni alle quali è chiamata, nonché sull’opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica governativa di primo piano e di piena rappresentanza politica”.

Quindi servono le dimissioni. Anche perché l’obiettivo dei pentastellati è che “il nostro Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate, nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di ‘onorabilità’ per coloro cui sono affidate funzioni pubbliche”.

Al di là delle volontà e dei desiderata del Movimento cinque stelle, ovviamente tutto dipenderà da quello che faranno – e voteranno – gli altri partiti. Al momento non ci sono novità colossali all’orizzonte. Il Partito democratico e Alleanza Verdi-Sinistra sosterranno la mozione dei pentastellati, mentre Azione e Italia viva hanno deciso di non partecipare al voto. Il centrodestra, invece, voterà ovviamente in blocco contro la mozione. Insomma, dem, sinistra e pentastellati sempre più sullo stesso binario, mentre Carlo Calenda e Matteo Renzi restano nel guado dell’ignoto e dell’imponderabile con la possibilità di vagare da un estremo all’altro. A piacimento.

Nel testo, inoltre, si ricostruisce tutta la vicenda che ha riguardato la titolare del Turismo e la sua attività di imprenditrice, a partire dai “contenuti delle inchieste giornalistiche che hanno coinvolto l’esponente di Fdi già dal novembre 2022” e sottolineando che nel “2011 la ministra, che all’epoca dei fatti ricopriva la carica di senatrice e di sottosegretario, partecipa all’acquisizione del gruppo Ki Group S.p.A., attivo nella distribuzione dell’alimentare biologico”.

Successivamente i pentastellati ricordano che “dal 2019 i bilanci della società vengono sistematicamente bocciati dalla società di revisione, mentre i crediti dei fornitori vengono trasferiti alla neonata Ki Group S.r.l.. Alla chiusura del bilancio del 2021, dopo soli 2 anni di attività – si legge -, il debito nei confronti dei fornitori ammonta già a oltre 3 milioni di euro”. Fari puntati anche sulle “irregolarità e operazioni finanziarie fumose anche di un’altra delle società di cui è socia la ministra, la Visibilia editore SpA”.