Lo Scalo Farini inizia a prendere forma. O meglio, forme. Perché la riconversione della perla – insieme allo Scala Romana – dei sette ex spazi ferroviari destinati a nuova vita, procede divisa. Una frammentazione dovuta al fatto che sono diversi i proprietari che stanno agendo sui lotti dell’area: Coima, Unicredit, Poste Italiane.
Niente Masterplan unitario dello Scalo Farini
Tutti attivi, ma in modo indipendente, perché, come confermato dal Comune di Milano durante un incontro col municipio 9 della scorsa settimana, un Masterplan organico sull’intera area non esiste. Ognuno fa per sé e il fatto che la progettazione e le approvazioni procedano lotto per lotto, fa sì che sia virtualmente impossibile comprendere come si evolverà l’area e come potrà integrarsi (se potrà farlo) con i quartieri circostanti.
Dal rendering alla realtà
Ci sono sì i rendering, certo, quelli mostrati negli scorsi anni per spiegare che a Farini sorgerà un grande parco lineare – il raggio verde – che correrà lungo gli ex binari. E ci sono i disegni della linea tramviaria, che dovrebbe attraversare longitudinalmente il lotto, assicurando la mobilità all’interno delle nuove costruzioni, collegando le aree alle stazioni ferroviari di Bovisa e Garibaldi. Ma Milano è la patria dei rendering fantasma. La realtà è assai spesso molto più complessa (e preoccupante).
Più che dimezzato il parco nel lotto di Coima
Il primo lotto che procede spedito è il “Valtellina-Farini”, di pertinenza di Coima sgr. E già su questo, secondo quanto comunicato da Coima al Municipio 9, la realtà è assai diversa dal rendering. Per esempio del famoso parco lineare resterà ben poco, visto che lo spazio rimarrà occupato dai capannoni siti dietro alle Dogane e alla ex caserma della Guardia di Finanza.
Innovation center
Volumi dismessi, non vincolati dalla Sovrintendenza, che per Coima potranno essere dati in concessione a chi si assumerà l’onere di trasformarli in un “centro per l’innovazione”, sebbene l’investimento previsto sarà nell’ordine di decine di milioni di euro. Da chi, a oggi, non è dato sapere.
Confermata la torre da 113 metri
Si sa, invece, che tenendo in piedi quei magazzini, sparirà una bella fetta di parco, ridotto a un viale alberato. Ci sarà sicuramente la torre (già prevista) da 113 metri, uffici e terziario, e molto residenziale di lusso, solo in minima parte convenzionato.
Addio a 180 alberi. Al loro posto un praticello
Non ci saranno invece le circa 180 piante di alto fusto, alcune con età superiore al mezzo secolo, alcune secolari, presenti oggi, destinate ad essere sostituite da prati e da filari di alberelli neonati (circa 240). Anche se ci sarà bisogno dell’ok del Comune, essendo piante tutelate.
“Il parco recepisce le indicazioni della Commissione Paesaggio di ridurre la densità arborea e di estendere le aree destinate a prato, che si configureranno come ampi ed aperti parterre verdi. Tale caratteristica diventa funzionale per facilitare l’aggancio e la connessione tra questo ambito e i futuri sviluppi del Masterplan” si legge nel documento presentato da Coima al Municipio.
A forte rischio la linea tramviaria
Altro aspetto preoccupante è che Palazzo Marino abbia riferito che sia in discussione la realizzazione della linea tranviaria, perché, ha riferito una funzionaria di Palazzo Marino “è tutto nelle mani di Unicredit”. Tradotto: se la banca paga, ci sarà, altrimenti il tram salta.
Una pessima notizia, considerato anche il fatto che Unicredit ha appena annunciato la costruzione del suo head quarter proprio nel suo lotto. Si tratta di almeno 6mila impiegati che ogni giorno dovranno raggiungere i nuovi uffici, che andranno ad aggiungersi ai residenti e a chi lavorerà nelle altre palazzine. Come arriveranno se non c’è un tram interno e non sono previsti parcheggi aggiuntivi? Dove lasceranno le auto? Probabilmente fuori dallo scalo, andando a intasare i quartieri limitrofi.
Salutano anche le piste ciclabili chieste dal quartiere
Inoltre, sempre secondo le anticipazioni del Comune al municipio 9, sono pesantemente in forse anche le piste ciclabili che sarebbero dovute nascere lungo via Valtellina e Bovisa-Scalo Farini.
Le reazioni
Una prospettiva che allarma il consigliere comunale verde, Carlo Monguzzi: “Avevamo votato in Consiglio che lo Scalo Farini rimanesse un grande parco e che venisse progettato con una forte regia pubblica e unitaria. Ora vediamo che ogni privato fa per sé, che tram e pista ciclabile sono in forse, che 180 alberi verranno abbattuti e che ci sarà edilizia à gogo. Le solite promesse da marinaio. Povera Milano”, commenta.
Sulla stessa linea il collega Enrico Fedrighini, per il quale: “Riqualificare un’area urbana non può ridursi a cumulare pezzi di volumetrie per parti separate, altrimenti rischi di diventare… Milano”.
Per il consigliere “Scalo Farini è un ambito densamente urbanizzato cresciuto storicamente attorno ai binari, congestionato dal traffico, con viabilità e collegamenti vincolati ed un trasporto pubblico carente. Pensare di integrare quest’area a nord e a sud della ferrovia solo con due ponti ciclopedonali è un esempio di folle e nocivo marketing green. Occorre prioritariamente elaborare un “piano di mobilità d’area” relativo all’integrazione dello Scalo Farini con la mobilità urbana, dando priorità al trasporto pubblico. Poi individuare in modo vincolante il parco lineare. E dopo, soltanto dopo, autorizzare le costruzioni”.