Schlein “riparte” ma il Pd si incaglia sul Pnrr in armi. A Bruxelles i dem votano a favore del Piano Asap proposto da Breton

La segretaria del Pd Schlein avvisa la fronda degli eurodeputati favorevoli alla proposta di Breton sull'invio di altre armi all'Ucraina.

Schlein “riparte” ma il Pd si incaglia sul Pnrr in armi. A Bruxelles i dem votano a favore del Piano Asap proposto da Breton

Il giorno dopo del giorno dopo dell’analisi della sconfitta la segretaria del Partito democratico Elly Schlein schiaccia l’acceleratore. “A chi pensa sia finita, abbiamo solo cominciato. Abbiamo davanti un lavoro lungo, la strada è in salita ma non molleremo di un millimetro su quello che è il nostro progetto”, dice in una diretta Instagram che ha il sapore di essere un rilancio.“

La segretaria del Pd Schlein avvisa la fronda degli eurodeputati favorevoli alla proposta di Breton sull’invio di altre armi all’Ucraina

Il cambiamento non è un pranzo di gala, è scomodo. Abbiamo un lavoro lungo davanti. Mettetevi comodi, siamo qui per restare”. C’è un “lavoro lungo da fare – continua – coinvolgendo partito e territori. Andiamo avanti con le nostre battaglie. Non ci spaventano gli attacchi. Siamo qui per fare esattamente quello che diciamo. Noi non ci fermiamo, abbiamo da ricostruire una prospettiva e da dare una speranza a questo paese. Come si dice dalle mie parti: teniamo botta”.

La segretaria del Pd attacca il governo sul Pnrr (“Vengano in Parlamento a riferire cosa vogliono fare sul Pnrr”), sta al fianco di Stefano Bonaccini come commissario per le alluvioni in Emilia Romagna (“Serve un commissario che conosca i territori”, dice) e lo difende dalla destra che “viene fuori con una interrogazione contro l’Emilia Romagna, diffondendo fake news in un bieco tentativo di politicizzare la ricostruzione”.

Ma la segretaria parla anche al suo partito: “Non è per noi accettabile utilizzare i fondi del Pnrr e dei fondi di Coesione per produrre munizioni e armamenti”. La frase è una sfida aperta con la fronda interna dei cosiddetti “riformisti” che dopo le elezioni amministrative è partita all’attacco. Nella testa dell’opposizione interna i punti deboli di Elly Schlein su cui stanarla sono proprio le armi all’Ucraina.

Lei, la segretaria, rilancia: “Noi non abbiamo dubbi sul supporto all’Ucraina – spiega Schlein – così come siamo favorevoli a una difesa comune europea. Non è per noi” possibile “accettare di utilizzare le risorse del Pnrr per produrre munizioni. Soprattutto in Italia dove c’è un governo ambiguo sul Pnrr. I fondi non devono essere sottratti alle finalità previste – come nidi, scuole e case della salute – per andare in un’altra direzione. Domani al Senato chiederemo a Giorgia Meloni un impegno nero su bianco”.

Il messaggio era anche per i suoi a Strasburgo. Oggi c’era da dire sì all’Asap, acronimo di “Act in Support of Ammunition Production”, il provvedimento proposto dal commissario Thierry Breton per aumentare la capacità produttiva europea di materiale bellico da spedire a Zelensky per difendersi dall’aggressione di Putin. L’incontro tra gli eurodeputati e Schlein non aveva sciolto i nodi. Lia Quartapelle già ieri aveva incalzato Schlein: “Leggo dai giornali che ci sono alcuni colleghi che vorrebbero astenersi. Mi auguro che Schlein intervenga per tenere la barra dritta. Il Pd ha sempre votato sì, mutare orientamento non romperebbe solo l’unità dei socialisti europei, schierati decisamente a favore, ma pure l’unità del Pd: significherebbe cambiare la linea del partito sul conflitto in Ucraina senza averlo mai discusso da nessuna parte”, dice. Qui sta il punto.

Alla fine la soluzione è una mediazione che non fa male (né bene) a nessuno. Il Partito Democratico stamattina ha presentato l’emendamento voluto dalla segretaria sapendo che non sarebbe passato e la votazione ha potuto filare liscia. Gli astenuti del Pd, al momento del voto, sono stati sei: Piero Bartolo, Camilla Laureti, Alessandra Moretti, Patrizia Toia e Achille Variati. Moretti e Toia hanno poi detto di essersi sbagliate e che avrebbero voluto votare a favore. A conti fatti: 10 europarlamentari dem hanno votato Sì.

Ma l’unità del Pd di cui parla la minoranza non è nient’altro che un filoatlantismo invocato come un mantra. A Schlein si chiede di rinnovare il Pd tenendolo allineato ai suoi dogmi peggiori: non essere troppo di sinistra, non elaborare un pensiero al di fuori del sistema. Per questo il M5S viene usato come clava: l’avvicinamento ai grillini viene visto come un tentativo di uscire dall’allineamento di quelli che vorrebbero il nuovo Pd come il peggiore Pd di questi ultimi anni. Cambiare perché nulla cambi, fingendo di essere cambiati. Sperando (chissà perché) che gli elettori ci caschino.