Scontro finale in Forza Italia. Traballa il ruolo di Tajani. Dopo la Gelmini, accuse da Brunetta e Carfagna. Messa sotto accusa la gestione fallimentare del partito

L'obiettivo ormai evidente è quello di sostituire il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, grande sponsor della federazione col Carroccio.

Scontro finale in Forza Italia. Traballa il ruolo di Tajani. Dopo la Gelmini, accuse da Brunetta e Carfagna. Messa sotto accusa la gestione fallimentare del partito

Mentre Silvio Berlusconi si fa ritrarre sorridente e rilassato sul suo aereo privato in volo verso Bruxelles per partecipare al Summit del Ppe, in casa sua continua la guerra fra bande. La difficoltà è innegabile, ammette ieri Renato Brunetta, che con Mara Carfagna e Maria stella Gelmini appartiene ai cosiddetti “governisti” che vorrebbero salvare il salvabile e non morire salviniani: non a caso l’obiettivo ormai evidente è quello di sostituire il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, grande sponsor della federazione col Carroccio che, nell’ottica dei tre ministri, sarebbe più opportuno definire “fusione a freddo” se non addirittura “fagocitazione” da parte del leader leghista.

L’elezione a capogruppo a Montecitorio di Paolo Barelli – fedelissimo del numero due azzurro – in sostituzione di Roberto Occhiuto divenuto presidente della Regione Calabria non è stata altro che la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il detonatore di un malessere che, come ha spiegato la Gelmini, covava da tempo (“Sono qui da tanti anni e mi sento di essere profondamente berlusconiana, ma l’ultima stagione del berlusconismo non mi rappresenta e non rappresenta neanche Berlusconi”, ha commentato durissima la ministra). Anche perché – è bene sottolinearlo – nell’organigramma dei partiti il capogruppo è colui che mette mano alle liste elettorali, non una cosetta da poco.

SPACCATURA INEVITABILE. Nonostante il Cavaliere provi a minimizzare con una certa stizza i dissidi interni e le critiche alla gestione del partito, (“In Forza Italia non succede niente, adesso torno indietro io – ha affermato al termine del pre vertice a Bruxelles – Sono veramente sereno al 100%. Non so cosa gli è preso a questi qua”), le polemiche certo non tendono a smorzarsi. Anzi. “Inutile ignorare quanto accaduto ieri (mercoledì, nel corso dell’infuocata riunione per scegliere il nuovo capogruppo ndr) tra persone che ambiscono solo a rilanciare FI, che ha un’occasione da cogliere ma vive un momento di difficoltà innegabile” rilancia Brunetta facendo riferimento a quanto denunciato dalla ministra per gli Affari regionali, a cui fa eco anche la Carfagna: “Non si è trattato di uno sfogo della ministra Gelmini, è stata una denuncia politica che riguarda la gestione del partito e che è largamente condivisa da molti parlamentari, da molti dirigenti, da molti amministratori e, evidentemente, da molti elettori. Mi trovo in un contesto dove si ragiona in termini di risultati e di fatturato. Quando un’azienda dimezza proprio fatturato si riunisce il Cda e si ragiona sulle azioni da intraprendere perché altrimenti l’azienda fallisce. Ecco, forse ci si aspettava questo, e questo non è accaduto”.

E ancora: “Berlusconi parla di dichiarazioni fuori dalla realtà? Evidentemente ha ragione la Gelmini quando dice che al presidente viene rappresentata solo una parte della realtà”. Il riferimento è al “cerchio magico”, a chi “sussurra” a Silvio: del resto è evidente che il gioco dell’ala più “vicina” a Salvini (leggi la responsabile dei rapporti con gli alleati Licia Ronzulli) e la posizione dello stesso coordinatore Tajani reo, nelle parole della ministra per il Sud, di “aver rinunciato a rappresentare una linea moderata, europeista, con cultura di governo” sia quello di isolare i tre che, conseguentemente agiscono uniti e compatti.

Ma l’ala filo draghiana può anche contare sul sostegno di un gruppo di parlamentari non esattamente di poco conto: dal vicecapogruppo vicario a Montecitorio Valentino Valentini ai i due vicecapogruppo Claudia Porchietto e Paolo Russo, da Massimo Mallegni a Giusy Versace e lo stesso Sestino Giacomoni, in predicato anch’egli per il ruolo di capogruppo, che ha poi preferito fare un passo indietro per non acuire ulteriormente le tensioni.

Tutte persone che auspicano che Forza Italia resti il fulcro moderato del centrodestra – malgrado l’ultima Supermedia elaborata da YouTrend/Agi la accrediti al 7,5% – e non vogliono finire fagocitati dalle politiche sovraniste di Salvini e Giorgia Meloni e neanche fra le braccia di Renzi e Calenda (leggi l’articolo). La convinzione comune è, comunque, che quando sarà chiusa definitivamente la partita del Colle anche Berlusconi – quando non ci sarà più nulla da perdere – si convincerà della necessità di cambiare rotta dentro Forza Italia. Sperando che non sia troppo tardi.