Dalla scuola al coprifuoco. Sgovernatori alla carica. Non si placa lo scontro sulle ultime misure del Governo. Le Regioni pretendono di dettare la linea all’Esecutivo

Non si placa lo scontro sulle ultime misure anti-Covid varate dal Governo. Le Regioni pretendono di dettare la linea all'Esecutivo.

Dalla scuola al coprifuoco. Sgovernatori alla carica. Non si placa lo scontro sulle ultime misure del Governo. Le Regioni pretendono di dettare la linea all’Esecutivo

Un incontro “urgente”. E’ quanto chiedono le Regioni al premier Mario Draghi per rivedere le misure di contenimento della pandemia da covid 19 annunciate per il prossimo Dpcm, in particolare il coprifuoco. Dopo lo strappo consumatosi con il carroccio in Consiglio dei Ministri le Regioni protestano le misure previste all’interno del decreto sulle riaperture. Sul tavolo ci sarebbero diverse questioni ma a far accendere gli animi sono principalmente due temi: le scuole e, per l’appunto, il coprifuoco ancora alle 22.

DOPPIO FRONTE. L’esecutivo, infatti, per le zone gialle e arancioni (qui il testo del decreto 26 aprile), ha deciso di garantire la “presenza in classe ad almeno il 70 per cento degli studenti” e non solo al 60 per cento. Una modifica che, secondo il presidente leghista della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga (nella foto), crea un “precedente molto grave: l’aver cambiato un accordo siglato con Regioni, Comuni e Province incrina la reale collaborazione tra Stato e Regioni”, ha detto (leggi l’articolo). Gli accordi possono cambiare, ha aggiunto, ma “riconvocando chi quegli accordi li ha presi”.

L’ultimo accordo siglato con le Regioni prevedeva invece che l’asticella dei rientri si fermasse al 60 per cento. Fedriga ha spiegato che per rispettare una presenza di “un range da 60 al 100 per cento servirebbero dai 15mila ai 20mila autobus in più”, dunque non si tratta di una “scelta politica ma di limiti fisici”, un fatto che “prescinde dalla sensibilità politica”. Aver cambiato questo, “un accordo siglato tra le istituzioni crea un precedente molto grave, credo non sia mai avvenuto”, con un “problema politico istituzionale importante” ribadisce.

Il presidente del Friuli-Venezia Giulia ha anche criticato la decisione di non prorogare il coprifuoco alle 23, un intervento che invece era stato richiesto all’unanimità dai territori. L’altro tema caldo è, appunto, il coprifuoco. Le Regioni vorrebbero spostato alle 23: “Una proposta assolutamente responsabile”, qualcuno “mi spieghi perché un’ora di distanza farebbe schizzare i contagi in alto”, ha detto sempre Fedriga. Una proposta non passata in Consiglio dei ministri che, “come tutte le altre è stata presa all’unanimità in Conferenza delle Regioni. è stato fatto un gran passo avanti tra i territori, forse più che a livello centrale: tutte le proposte sono condivise da Nord a Sud e da destra a sinistra.

Nella concretezza del quotidiano, abbiamo superato le divisioni partitiche”. Oltre a Fedriga, tra i presidenti di Regione, ha parlato anche il collega del Carroccio Luca Zaia: “C’è qualcosa che non capisco”, ha detto il governatore del Veneto intervistato dal Corriere della sera in riferimento proprio al coprifuoco. “Sembra una decisione presa dai tecnici più che dai politici. Senza una sintesi”.

Zaia ha negato che il Carroccio abbia fatto “la figura dell’irresponsabile” e si dice d’accordo con l’astensione dei ministri leghisti. “Nessuno vuole negare l’evidenza. I contagi, che peraltro in Veneto in questo momento arretrano, sono un fatto. Soltanto, ci saremmo aspettati un nuovo corso, quello della convivenza con il virus. Senza contare che, a differenza di un anno fa, abbiamo protocolli di cura, una diagnostica migliorata, gli anticorpi monoclonali e le vaccinazioni. Eppure, a qualcuno si dice no, tu no. Ed è inspiegabile”. Ma Draghi rassicura: “tra 15 giorni ci sarà un nuovo Dpcm dove rivedere gli orari delle aperture.

Leggi anche: Riaperture: il testo del decreto legge 22 aprile n. 52 in pdf. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.