Le lezioni riprenderanno lunedì. Costa: “L’obiettivo del governo è garantire la scuola in presenza”. Ma i presidi insistono: “Si rientri in aula il 31 gennaio”

Il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, propone di tornare a scuola in presenza dal 31 gennaio.

“L’obiettivo del governo è sempre stato, fin da subito, garantire la scuola in presenza. A quello continuiamo ad attenerci”. È quanto ha detto al Corriere il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, a proposito del ritorno a scuola dopo la pausa natalizia (leggi l’articolo).

“Il governo ha preso una decisione chiara: riprenderemo il 10 gennaio con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza” ha spiegato Costa, per il quale le decisioni differenziate tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria non sono legate a “discriminazioni” ma a “situazioni diverse dovute alle vaccinazioni. La campagna vaccinale per la fascia 12-19 anni è già iniziata da tempo. Oltre il 70% è vaccinato. Con coerenza possiamo applicare regole diverse”.

Secondo il sottosegretario “per 47 milioni di italiani (l’85%) il Super Green pass non ha cambiato nulla”. “Avevamo il problema di convincere a vaccinarsi quella piccola minoranza, 2 milioni e 400 mila persone over 50, ancora senza dosi. Ecco perché l’obbligo di vaccino: non si può vanificare i sacrifici di tutti gli altri”.

“Il governo – ha detto a Radio Cusano Campus il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – non si è consultato con noi. Abbiamo incontrato il ministro il 4 gennaio e in quell’occasione io ho ritenuto opportuno dirgli che sarebbe stato meglio rimandare di qualche settimana il rientro in presenza. In quelle due settimane si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, si potrebbe organizzare la distribuzione di mascherine ffp2 e organizzare sul territorio una campagna di testing degna di questo nome”.

“Il nostro Servizio sanitario nazionale – ha aggiunto il numero uno dell’Anp – non è in grado di assicurare il tracciamento nei tempi previsti, soprattutto con tutti questi contagi. Se stiamo 2-3 settimane in dad non succede nulla, c’è una demonizzazione della dad che è senza senso. Capisco che il governo abbia la sola preoccupazione delle persone che per lavorare hanno bisogno di lasciare i figli a qualcuno. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. La scuola ha anche questa funzione, ma non può ridursi solo a questo”.

“È vero – ha detto ancora Giannelli – che le regole ci sono e se uno le rispetta la sicurezza è assicurata, il problema è l’applicazione. Se la tempistica dei tamponi non è quella che il protocollo prevede sulla carta, è chiaro che noi avremmo a scuola degli alunni che sono positivi senza saperlo. Nelle nuove regole c’è scritto che se alle superiori ci sono un paio di alunni positivi si rimane in presenza ma con la mascherina ffp2, la mia proposta è di utilizzarle in modo generalizzato”.

“Si dovrebbero prendere tutte quelle misure di sicurezza idonee ad alzare il più possibile il muro contro il virus. Si potrebbe tornare a scuola in presenza il 31 gennaio – propone il presidente dell’Associazione nazionale presidi – e fino ad allora fare le cose che ho detto. Abbiamo ancora troppi pochi ragazzini che sono vaccinati. Bisogna vaccinare il più possibile gli alunni, magari organizzando degli hub vicino alle scuole. Credo però che il governo ne faccia una questione politica, non credo che tornerà sui suoi passi. Se ci fosse la volontà politica tutto si potrebbe fare, non ci sarebbero ragioni ostative”.

Dall’archivio: Aule pollaio e dati nascosti. Sulla scuola il governo ha dormito quattro mesi. E ora vuole scaricare i suoi errori sugli studenti con la Dad. Si torna in classe il 10 gennaio.