“Se Conte e Di Maio trovano un’intesa diventano una potenza”. Parla il sociologo De Masi: “Due leader diversi, si completano”

Giuseppe Conte Conte e Luigi Di Maio secondo De Masi devono trovare un’intesa, perché se vanno d’accordo “sono una potenza”.

“Se Conte e Di Maio trovano un’intesa diventano una potenza”. Parla il sociologo De Masi: “Due leader diversi, si completano”

Conte e Di Maio devono trovare un’intesa, se vanno d’accordo “sono una potenza”. E il M5S deve rivendicare la riforma che introduce la tutela dell’ambiente come un principio costituzionale. Il sociologo Domenico De Masi parla del momento, difficile, dei pentastellati.

Grillo a Roma (leggi l’articolo) dopo le tensioni tra Conte e Di Maio e le beghe legali. Cosa serve per evitare la rottura?
“Il Movimento 5 Stelle sta dimostrando una tenuta importante e quasi imprevedibile. È piombato dal 32 al 16 per cento durante il primo governo Conte. Poi dall’ottobre del 2019 è rimasto con quello zoccolo duro, che non sembra essere scalfito dai singoli accadimenti. È un Movimento molto diverso rispetto a come viene descritto dai media, che lo danno per morto quasi tutti i giorni. Resiste e ha una base del 15 per cento. Probabile che superi anche questa prova”.

E in che modo?
“La maggioranza è con Conte, si dovrebbe seguire la sua linea. Se si riparte da quel progetto, il Movimento andrà avanti”.

Ma con Di Maio come si fa?
“Il M5S è l’unico partito che negli ultimi dieci anni ha prodotto due nuovi leader, gli altri sono sulla scena da almeno vent’anni. Ma Conte e Di Maio hanno delle diversità intrinseche, a partire dall’età, hanno culture ed esperienze differenti. Se andassero d’accordo, sarebbero una potenza. Se invece alimentano il conflitto, non si sommano. Anzi si sottraggono. Dal rapporto di questi due leader dipende il futuro del M5S”.

Bisogna evitare una rottura, insomma.
“Certo. Ma con Conte leader. Perché se dovesse vincere Di Maio, Conte se ne va e resta un Movimento dimezzato. Secondo un sondaggio, reso noto da Mentana, la base è con Conte per il 75 per cento. Serve un’intesa, altrimenti ci perdono entrambi”.

E come si supera la spaccatura emersa dalla trattativa per il Quirinale?
“Di Maio era favorevole a portare Draghi al Quirinale, Conte era fortemente contrario. In questa sfida ha vinto Conte, perché Draghi non è diventato Presidente della Repubblica. Da qui è scoppiato il conflitto”.
Lunedì è stato inserito nella Costituzione il principio del rispetto dell’ambiente. Un successo per i 5S, ma…
“È una grande vittoria del Movimento e nessuno gliela sta attribuendo. La riforma ha come primo firmatario un senatore M5S (Gianluca Perilli, ndr). È un cambiamento eccezionale, ma gli altri si intestano la vittoria. Nessuno la riconosce al Movimento”.

Vero, ma ci sarà una debolezza nel comunicarlo?
“Nel Movimento non ne hanno parlato proprio. Sono talmente presi dalle beghe sulla leadership che non raccontano che è passata la loro legge più importante, perfino più del Reddito di cittadinanza”.

Addirittura?
“Sul Reddito in molti erano in disaccordo. Su questa no. Ed è giusto ricordare che è stata una battaglia durata tre anni e portata avanti dai 5S. Sui giornali tutti ne parlano bene, ma omettono chi l’ha voluta”.

Non sorprende: i giornali non sono mai teneri con il Movimento.
“Quasi tutti contrari. Neppure il Manifesto dice che l’autore di questa legge è un grillino”.

Quindi il Movimento può ripartire da qui?
“Può e deve ripartire da qui. Hanno fatto una lunga marcia di trasformazione e ora non deve fermarsi davanti agli intoppi. Bisogna portare avanti un lavoro serio sui contenuti, elaborando un modello di società. E questo varrebbe per tutti i partiti. Oggi non vediamo differenze tra i partiti perché non vediamo che società propongono. Qual è la differenza tra l’Italia voluta da Renzi, da Salvini o da Letta? Tutti dicono le stesse cose. Senza una visione sulla società. Il Movimento deve andare oltre”.