Se lo stupratore è un poliziotto paga lo Stato. Per la Cassazione il Ministero è colpevole per non aver rimosso dal servizio l’agente prima che commettesse reati

di Fabrizio Gentile

Confermata dalla Cassazione la condanna a 12 anni e sei mesi di reclusione per quattro violenze sessuali commesse nel 2005, nei locali della Questura di Genova, dall’agente Massimo Pigozzi ai danni di donne in stato di fermo. Il poliziotto era già stato condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione per aver lacerato i legamenti della mano di un manifestante portato nella caserma lager di Bolzaneto durante il G8 del 2001. Ad avviso della Suprema Corte, proprio questo precedente doveva indurre il Viminale a non adibire più Pigozzi ad occuparsi di persone fermate.
Così gli ‘ermellini’ hanno ribaltato il verdetto della Corte di Appello che il 12 giugno 2012 aveva escluso la ‘colpa’ del Ministero dell’Interno per gli abusi sessuali perpetrati da Pigozzi, in quanto tale “comportamento dell’imputato – per i giudici di secondo grado – non era finalizzato al raggiungimento
di fini istituzionali”. Questo punto di vista non è stato condiviso dalla Cassazione che ha accolto il ricorso di una delle donne abusate che aveva chiamato in causa anche lo Stato a pagare, insieme al poliziotto, la cifra (non nota) fissata come risarcimento per gli abusi subiti nelle celle di sicurezza. “E’ stato accertato – scrive la Cassazione, sentenza 40613 della Terza sezione penale depositata oggi e relativa all’udienza dello scorso 5 giugno – che i fatti si sono svolti all’interno di un ufficio di polizia e durante il servizio di vigilanza alle persone fermate, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione pubblica di agente di polizia”. “Sussistendo quindi il rapporto di occasionalità necessari tra il fatto e le mansioni svolte, – prosegue la Cassazione – andava confermata la responsabilita’ civile dello Stato che, peraltro, nonostante il Pigozzi fosse già stato coinvolto in fatti di violenza contro soggetti in stato di fermo e condannato in primo grado, ha ritenuto opportuno adibirlo ancora una volta allo svolgimento di mansioni che prevedevano il contatto diretto con le persone arrestate o fermate e che quindi rendevano elevatissimo il rischio di commissione di reati della stessa indole”. Lo scorso 14 giugno e’ diventata definitiva per Pigozzi anche la condanna relativa a Bolzaneto. La vittima, Giuseppe Azzolina, venne – per di più – suturata con 25 punti senza anestesia. Ha riportato una invalidità permanente.