di Angelo Perfetti
Noi sentinelle antitasse, noi motore delle riforme, ha detto Alfano nella conferenza stampa conviocata insieme ai ministri. Già, ma “noi” chi? Perché in questo inizio di novembre caldo non solo climaticamente, viste le diatribe interne al partito sempre più evidenti, non si capisce se Alfano parli da leader di corrente (quella dei governativi), da leader di partito (e in questo caso siamo al Pdl) e da leader di governo. “La seconda rata Imu non si pagherà – ha detto – E’ un impegno assunto con il Parlamento e con gli italiani ed è un impegno che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto. Anche il ministro Saccomanni, pur nella difficoltà della situazione, ha detto che si può eliminare”.
Botta e riposta
Che nel Popolo delle libertà ormai nessuno si fidi più di nessuno è testimoniato dalle dichiarazioni sucesive alla conferenza stampa di Alfano. “Quello che dice il vicepremier Alfano
è positivo: testimonia – afferma Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera – l’impegno della delegazione del Pdl al governo e mette in evidenza che gli attacchi a testa bassa sviluppati nella giornata di ieri contro la medesima costituiscono un errore politico e una forzatura rispetto alla realtà”. Replica Fitto: “Il vicepremier Alfano ripete che anche la seconda rata Imu 2013 non si pagherà. Tuttavia, visto che la scadenza si avvicina e l’incertezza dei cittadini è grave, non bastano più parole e promesse”. “Del resto – prosegue il deputato del Pdl – parole e promesse sono venute già il 28 agosto scorso dal Presidente del Consiglio Letta, che allora si impegnò ad indicare nell’ambito della legge di stabilita’ le coperture per l’eliminazione della seconda rata dell’Imu, e su questo punto assicuro’ il pieno impegno politico della maggioranza e del governo: l’Imu del 2013 “non sarà pagata” e questo “non comporterà nuove tasse”, furono testualmente le sue parole. Quindi, diamo per scontato che un impegno così solennemente assunto debba essere rispettato. Semmai, il tema è capire quali saranno le coperture (non di certo altri aumenti fiscali), e se saranno accolte le proposte che il nostro partito ha ripetutamente avanzato. Detto e fatto questo, il punto vero riguarda il 2014. Guai – conclude Fitto – se una tassa eliminata nel 2013 ritornasse l’anno successivo sotto falso nome. E’ questo il punto politico su cui il Governo deve dare risposte chiare agli italiani”. Se non conoscessimo personaggi e storie saremo tentati di leggere le dichiarazioni di Fitto come quelle dell’opposizione e quelle di Alfano come quelle del Governo. In realtà sono due esponenti dello stesso partito che guida il Paese in tandem con centrosinistra. Il corto circuito è tutto lì, nell’impossibilità di distinguere i grandi blocchi di elettorato e, inevitabilmente, di far uscire dall’alveo dei partiti quelle fibrillazioni inevitabili quando si hanno posizioni differenti. Ma mancando la possibilità di esprimere un dissenso riconoscibile da un elettorato, ognuno gioca la propria partita, nel centropdestra come nel centrosinistra.
Partito Dei Livori
E così ogni dichiarazione pubblica diventa l’occasione per nuove dichiarazioni di guerra, sia da parte dei lealisti sia da parte dei governativi. “Da Alfano, capocorrente del Pdl antiberlusconiano – affonda polemico Galan – attendo i fatti sulla cancellazione della seconda rata Imu. Se il governo mette nuove tasse, è meglio che vada a casa”. Nell’intervista a Intelligonews – quotidiano on line diretto da Fabio Torriero – , Giancarlo Galan parlamentare e berlusconiano di ferro, va dritto al cuore del nuovo scontro nel Pdl e col governo: le tasse sulla casa. “Voglio ancora fidarmi di quello che dice Alfano, il capocorrente del Pdl antiberlusconiano. Spero di vedere i fatti. Certo che qualche sospetto me lo desta quando continuamente sottolinea che questo governo deve sopravvivere. Altro che sopravvivenza se il governo mette tutte queste tasse è meglio che vada a casa, per il bene dell’Italia e degli italiani”. A scuotere ulteriormente il Pdl è Sandro Bondi con il suo “non ci sto” di fronte a un partito con il quale, nelle condizioni attuali, non si sente più in sintonia. Tanto che, a forza di correnti, decadenza di Berlusconi e “dover votare a qualunque costo una legge di Stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi e la sofferenza di tutti gli italiani”, il coordinatore Pdl fa sapere che “dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte”.