Senza portafoglio mica tanto. Da Madia a Finocchiaro, i ministri di Palazzo Chigi fanno il pieno di consulenti

Dalla Madia a De Vincenti, li chiamano “ministri senza portafoglio”. Ma da febbraio a maggio i loro collaboratori sono passati da 39 a 70...

Li chiamano “ministri senza portafoglio” perché, come si sa, non sono a capo di un dicastero, ma più semplicemente di un dipartimento che fa direttamente capo a Palazzo Chigi. Anche perché sarebbe un controsenso se si prendesse alla lettera l’espressione “senza portafoglio”. A conti fatti, negli uffici da loro diretti, collaboratori e consulenti abbondano. Per carità, non che nei vari dicasteri siano pochi. Ma qui è soprattutto la spaventosa crescita che sorprende. Basti questo: secondo il primo aggiornamento (pubblicato a febbraio), i collaboratori dei ministri senza portafoglio erano 39; pochi giorni fa, però, è arrivato un nuovo report secondo cui, a distanza di poco più di due mesi, i consulenti sono diventati 70. Quasi il doppio, insomma. Senza dimenticare, peraltro, che i “magnifici 70”, poi, si sommano agli altri 66 consulenti tra quelli del premier e dei suoi vari sottosegretari.

Aggiungi un posto a tavola – Ma a questo punto entriamo nel dettaglio. Chi è il recordmen tra tutti i vari ministri cosiddetti “senza portafoglio”? Senza dubbio Claudio De Vincenti, che è passato da 10 consulenti a 19. Certo, parliamo nella stragrande maggioranza di professori universitari assunti in qualità di “consigliere in materia giuridico-economiche”. Fatto sta, però, che la spesa cresce considerando che ognuno di loro porta a casa un assegno da 30mila euro. Da qui la domanda: possibile mai che nessuno dei dipendenti del dipartimento che si occupa di Coesione territoriale fosse in grado di assolvere a tali mansioni tecnico-giuridiche? Non male, poi, anche i numeri che registrano le ministre Marianna Madia e Anna Finocchiaro: entrambe, da febbraio ad oggi, sono passate dai “miseri” cinque  assistenti al doppio: dieci collaboratori. E qui i nomi sono piuttosto interessanti. La Notizia, d’altronde, già aveva raccontato di come le ministre fossero state “clementi” con i compagni del Pd, tanto che la Finocchiaro aveva assunto Rudy Francesco Calvo, coordinatore della comunicazione di BastaUnSì; mentre dalla Madia aveva trovato posto Simona Testa, ex assessore al IX Municipio di Roma nella passata amministrazione.

Ebbene, a maggio la musica è stata pressoché la stessa. Per dire: tra i nuovi cinque ingressi dalla Finocchiaro, ecco che troviamo Raffaele Scamardì, anche lui ex assessore di Roma al XII Municipio. Dalla Madia, invece, posto a Valerio Barletta, presidente, sempre con Ignazio Marino, del XIV Municipio. Ma non c’è da sorprendersi: qui tra le new entry rispetto al report di febbraio, anche Patrizio Caligiuri, dem da sempre vicino alla Madia, e Francesco Rana, che invece è un fedelissimo di Francesco Boccia. Non che però altrove la musica sia diversa. Per dire: il ministro agli Affari Regionali, Enrico Costa, oggi conta 11 consulenti e non più 7 come a febbraio. E chi ritroviamo? Filippo Mazzotti, che nel suo curriculum annovera anche un passato alla Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, ex compagno di partito proprio di Costa. Insomma, il “così fan tutti” è vivo e mangia insieme a noi.

Tw: @CarmineGazzanni