La riforma che introduce la separazione delle carriere della magistratura è stata approvata definitivamente dall’aula del Senato con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Il voto era il quarto e ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione. Dopo il quale la battaglia si sposterà sul referendum confermativo. Il via libera è stato accolto da applausi e proteste. I primi ovviamente arrivati dai banchi della maggioranza, le seconde dai partiti dell’opposizione.
Il voto sulla separazione delle carriere arrivato tra applausi, schiamazzi e proteste
I senatori del Pd, del M5S e di Avs hanno mostrato cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”. “Un traguardo storico”, ha rivendicato la premier Giorgia Meloni. Una “giornata storica”, hanno ripetuto a più riprese gli esponenti di maggioranza.
I parlamentari di Forza Italia, dopo gli schiamazzi e le urla di giubilo in Aula, si sono trasferiti a piazza Navona dove hanno esposto una gigantografia di Silvio Berlusconi e attorno le bandiere del partito. “Una giornata storica per l’Italia. Il Parlamento approva in via definitiva la riforma della giustizia. Una dedica a Silvio Berlusconi e a tutte le vittime di errori giudiziari”, ha commentato il vicepremier azzurro e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
In piazza c’era anche Antonio Lattanzi, ex assessore comunale ai Lavori pubblici in Abruzzo arrestato 4 volte nel 2002 per tentata concussione e abuso d’ufficio e citato in Aula come vittima di un errore giudiziario. “Adesso andiamo a vincere questo referendum”, ha detto Lattanzi in piazza.
Forza Italia dedica la riforma a Berlusconi, Nordio va oltre
Chi vuole allargare la dedica oltre il ricordo di Berlusconi è Carlo Nordio. “È una vittoria dedicata alla democrazia, a un’idea liberale della giustizia ma soprattutto è dedicata alla coerenza”, ha detto il ministro della Giustizia. “Una volta introdotto il processo accusatorio voluto da Giuliano Vassalli come lui stesso aveva detto era inevitabile una riforma del genere, perché in tutti i paesi dove esiste il processo accusatorio anglosassone le carriere sono separate. E anche in quelli non solo di Common Low ma anche di Civil Law: in tutta Europa e in tutto il mondo le carriere sono separate”, ha aggiunto Nordio.
Il “no a pieni poteri” del M5S e del Pd
Non c’è solo la separazione delle carriere, “stanno riformando anche la Corte dei Conti”. C’è “un disegno di scardinamento della Costituzione” per “tagliare le unghie” alla magistratura e depotenziarla”, “vogliono pieni poteri e noi li contrasteremo in ogni modo”, ha detto il leader del M5S, Giuseppe Conte.
“Meloni ha chiarito l’obiettivo di questa riforma: serve a lei e al suo governo per avere le mani libere e non avere controlli”, ha incalzato la segreteria del Pd, Elly Schlein.
Scarpinato (5S) infiamma l’Aula
A infiammare l’Aula del Senato ci ha pensato il pentastellato Roberto Scarpinato. “Gli italiani non se la bevono che Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino, Matacena, Previti, Galan, Formigoni, Verdini e qui mi fermo erano fiori di giglio e sono stati condannati da una magistratura politicizzata. La maggioranza degli italiani sa bene che sono stati condannati perché esistevano le prove per la loro colpevolezza, quindi non è disposta a consegnare un”Italia che non sa autoregolarsi ma continua a celebrare come vittime uomini che in realtà sono simboli corrotti e collusi con le mafie”, ha detto il senatore del M5S.
Le contestazioni dell’Anm
“Questa riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Una riforma che non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all’influenza dei poteri esterni”, dice la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.
La riformicchia
E se Carlo Calenda di azione ha votato assieme alla maggioranza la riforma della giustizia delle destre, si sono astenuti persino i senatori di Italia viva. “Noi siamo favorevoli da sempre alla separazione della carriere e la riteniamo giusta e un principio sacrosanto, ma oggi ci asteniamo perché la montagna ha partorito un topolino, è una riformicchia”, ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi.
“Non so se questa riformicchia passerà all’esame del referendum. Quello che è certo è che vi siete dimenticati di mettere al centro della giustizia chi soffre e non ce la fa e vi siete limitati a una bandierina ideologica”, ha concluso.
