Settimo comandamento: non rubare. Ma il prete lo fa

di Nicoletta Appignani

Il colletto bianco da sacerdote non è bastato a proteggerlo dall’inchiesta. In piccolo, un nuovo dispiacere per il Vaticano, con un religioso in manette per furto: rubava i gioielli degli ex voto. Questa volta lo scandalo arriva da Messina, protagonista un sacerdote kenyota che ha rubato preziosi in chiesa per un valore di oltre 100 mila euro. Inchiodato dai filmati delle videocamere di sorveglianza installate all’interno della parrocchia, il prete è stato arrestato dai carabinieri e condotto nel carcere di Regina Coeli.

I doni trafugati
Adorato dai fedeli e accudito dal prete della parrocchia, il sacerdote aveva prestato più volte il proprio servizio nella chiesa di San Nicola di Gioiosa marea, in provincia di messina. Il religioso aveva soggiornando presso la parrocchia, fornendo un supporto alle attività ecclesiastiche della comunità, diventando molto popolare tra i fedeli locali e guadagnandosi la fiducia incondizionata del parroco. Una fiducia tradita con il furto di vari monili d’oro donati dai cittadini e custoditi nella chiesa. A metà agosto il parroco della chiesa gioiosana aveva denunciato ai carabinieri il furto, per un valore stimato di oltre 100mila euro. Le immediate indagini, hanno consentito anche grazie alle analisi dei conti correnti bancari di identificare il sacerdote africano come autore del furto. I filmati delle telecamere l’hanno incastrato riprendendo un episodio dello scorso aprile, quando il religioso prima aveva coperto la camera e poi aveva trafugato gli oggetti. Circa dieci giorni dopo, l’uomo aveva fatto rientro a Roma presso la comunità di cui fa parte ed aveva effettuato una serie di versamenti in denaro contante sul proprio conto corrente, concludendo le operazioni con un bonifico internazionale di circa 40.000 euro indirizzato ad un parente del suo paese di origine. Subito dopo ha lasciato l’italia per fare rientro in Kenya. Soltanto giovedì mattina il sacerdote ha fatto rientro ed i carabinieri della compagnia di Roma-Trastevere, delegati dall’autorità giudiziaria di Patti ad effettuare una perquisizione domiciliare nei luoghi in cui l’indagato dimora nella Capitale, lo hanno atteso all’aeroporto di Fiumicino. Prelevato agli arrivi internazionali, il prete è stato accompagnato alla propria abitazione. Nel corso della perquisizione sono saltati fuori gli elementi decisivi per inchiodarlo: alcune ricevute dei versamenti di denaro contante e del bonifico effettuato, oltre a un computer portatile. Il sacerdote è stato trasferito direttamente a Regina Coeli.