Mai così tanti sfollati nel mondo: nel 2024 raggiunto il record di 83,4 milioni di persone costrette a fuggire da violenze, guerre e carestie

Mai così tanti sfollati nel mondo: nel 2024 raggiunto il record di 83,4 milioni di persone costrette a fuggire da violenze, guerre e carestie

Mai così tanti sfollati nel mondo: nel 2024 raggiunto il record di 83,4 milioni di persone costrette a fuggire da violenze, guerre e carestie

Nel 2024 il numero di sfollati interni nel mondo ha raggiunto la cifra record di 83,4 milioni di persone, superando per la prima volta il numero di abitanti della Germania. A rivelarlo è il Rapporto globale sugli sfollati interni pubblicato dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), che fotografa una crisi umanitaria in costante espansione, alimentata dall’intreccio sempre più stretto tra conflitti armati, disastri ambientali e vulnerabilità sociale.

Secondo il rapporto, quasi il 90% degli sfollati – pari a 73,5 milioni di persone – è stato costretto a fuggire a causa di guerre e violenze, con un incremento dell’80% rispetto a sei anni fa. Il dato è particolarmente allarmante se si considera che dieci Paesi hanno registrato oltre 3 milioni di sfollati ciascuno per motivi bellici: un numero doppio rispetto a soli quattro anni fa.

Il Sudan detiene il primato drammatico, con 11,6 milioni di sfollati interni, il dato più alto mai registrato in un singolo Paese. Seguono la Repubblica Democratica del Congo e la Palestina, che insieme al Sudan concentrano quasi il 60% degli sfollati per conflitti del 2024.

Mai così tanti sfollati nel mondo: nel 2024 raggiunto il record di 83,4 milioni di persone costrette a fuggire da violenze, guerre e carestie

A peggiorare ulteriormente il quadro, ci sono i 9,8 milioni di sfollati causati da calamità naturali, un aumento del 29% rispetto all’anno precedente e più del doppio rispetto a cinque anni fa. In testa per numero di sfollati ambientali figurano Afghanistan e Ciad, con rispettivamente 1,3 e 1,2 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case.

Nel complesso, i disastri naturali hanno generato 45,8 milioni di sfollati interni nel 2024, il numero più alto mai registrato dal 2008. Una cifra alimentata in gran parte da eventi meteorologici estremi: uragani, tifoni e inondazioni, intensificati dai cambiamenti climatici, sono stati responsabili del 99,5% degli spostamenti. Solo gli Stati Uniti hanno contribuito con quasi un quarto del totale globale degli sfollati ambientali, seguiti da Paesi asiatici come le Filippine, il Bangladesh e il Giappone.

«Gli sfollamenti interni sono il punto d’incontro tra conflitti, povertà e crisi climatica – ha dichiarato Alexandra Bilak, direttrice dell’IDMC – e colpiscono in modo sproporzionato le fasce più vulnerabili della popolazione». Il rapporto sottolinea come oltre il 75% degli sfollati per conflitti viva in Paesi con una forte vulnerabilità climatica, un elemento che moltiplica le difficoltà nel tentativo di ricostruire le proprie vite.

L’appello per gli ultimi degli ultimi

A lanciare un appello alla comunità internazionale è anche Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati: «Ogni volta che i fondi umanitari vengono tagliati, una persona sfollata perde accesso a cibo, medicine e sicurezza. È un fallimento politico e una macchia morale per l’umanità».

Il fenomeno, troppo spesso ignorato dai media e dalle agende politiche, ha ormai assunto una dimensione sistemica: il numero di Paesi colpiti sia da conflitti che da disastri naturali è triplicato dal 2009, e in molti casi le persone sono costrette a fuggire più volte nello stesso anno a causa del mutare delle aree di conflitto o dell’ennesima catastrofe climatica.

L’IDMC sottolinea infine l’importanza delle evacuazioni preventive, che nel 2024 hanno permesso di salvare migliaia di vite in Paesi come Stati Uniti, Filippine e Bangladesh. Tuttavia, l’incompletezza dei dati ufficiali suggerisce che il numero reale di sfollati per calamità naturali sia ancora più elevato di quanto registrato.

Un’emergenza globale, dunque, che non può più essere ignorata. Gli sfollati interni non attraversano confini, ma le loro storie raccontano un mondo sempre più fragile e interconnesso. E richiedono, ora più che mai, risposte politiche concrete, finanziamenti adeguati e solidarietà internazionale.