Si avvicinano le elezioni. E Salvini si ricorda delle pensioni

Draghi ha congelato il dossier pensioni con la scusa della guerra. Ma senza interventi entro fine anno si torna alla Fornero.

Si avvicinano le elezioni. E Salvini si ricorda delle pensioni

Non ci sono solo i balneari e il catasto nella grancassa della propaganda leghista in chiave elettorale. A pieno titolo entrano ora anche le pensioni.

Pensioni, Salvini: “Il nostro obiettivo è cancellare definitivamente la legge Fornero”

“Il 31 dicembre se il Parlamento e il governo non fanno niente, torna in vigore la legge Fornero. Il nostro obiettivo, e non ci fermeremo fino a quando lo avremo raggiunto, è cancellare definitivamente la legge Fornero e arrivare a quota 41”, ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel corso di un comizio.

Riaprendo un fronte che il governo, per via della guerra in Ucraina, ha di fatto congelato. Ma il discorso con le parti sociali è destinato a ripartire per trovare una soluzione che trovi spazio a ottobre con il varo della prossima manovra per il 2023. Quota 102 (64 anni di età più 38 di contributi) per andare in pensione, prevista dal governo Draghi con l’ultima legge di Bilancio (anche se solo per il 2022) scade appunto il 31 dicembre di quest’anno.

Ecco che dal primo gennaio 2023 le uniche regole per andare in pensione saranno quelle della riforma Fornero: 67 anni con almeno 20 di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva a prescindere dall’età (per le donne un anno in meno) per la pensione anticipata.

I sindacati avevano incontrato il premier all’inizio dell’anno mettendo sul tavolo le loro richieste. Cgil, Cisl (lo ha ripetuto ieri Luigi Sbarra) e Uil insistono affinché sia possibile uscire attorno ai 62 anni di età, o in alternativa al raggiungimento dei 41 anni di versamenti come indica anche il Carroccio.

Mario Draghi, però, non è affatto convinto della bontà di queste soluzioni. Seppur disponibile a ragionare su una maggiore flessibilità in uscita, alle parti sociali l’ex banchiere ha posto alcuni paletti precisi. Vale a dire rimanere rigorosamente nel solco del metodo di calcolo contributivo (con l’eventuale ricalcolo degli assegni) e non aggravare la spesa pensionistica.

In questo senso Draghi non ignora i richiami di Bruxelles che è contraria a lasciare la via indicata dalla riforma varata dal governo Monti. L’ultimo è arrivato appena qualche giorno fa. In Italia “la spesa per le pensioni è destinata ad aumentare” a causa degli sviluppi demografici ed è “tra le più alte nell’Ue rispetto al Pil” limitando le risorse disponibili per maggiori spese a favore della crescita, ha detto la Commissione Ue nel Country Report sull’Italia incluso nel pacchetto di primavera.

Ad aver fatto impennare la spesa previdenziale sarebbero state le varie deroghe alla Fornero e soluzioni come Quota 100 e anche Quota 102, oltre agli altri programmi di prepensionamento a favore delle donne e dei lavoratori vulnerabili, prorogati ogni anno dal 2015. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è convinto che si possano coniugare flessibilità e conti.

Sul tavolo c’è anche la sua proposta: anticipare l’uscita a 63/64 anni ottenendo solo la quota contributiva dell’assegno. Poi dai 67 anni si riceverebbe invece anche la parte retributiva.