Si riduce il numero dei ricoveri e dei contagi. Il 61% dei malati è in isolamento domiciliare con sintomi lievi. Ma il Coronavirus continua a mietere vittime, 760 nelle ultime 24 ore

Cinquantamila malati di Coronavirus sono a casa, in isolamento, asintomatici o con sintomi lievi. Sono il 61% degli 83.049 positivi riscontrati in Italia dall’inizio dell’emergenza. Un dato confortante, ha sottolineato questa sera il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, insieme a quello, altrettanto significativo, del calo dei pazienti, in questo caso più gravi, ricoverati nelle terapie intensive. Come leggere questi dati non è ancora chiarissimo, servono altri giorni, ma per parlare di decrescita è sicuro che bisogna affidarsi a questi numeri: contagi e ricoveri.

Oggi, tuttavia, a fronte di 2.477 positività al Covid-19 (mercoledì erano 2.937), è tornato a salire anche il numero delle vittime, 13.950 in totale, con un incremento di 760 decessi in 24 ore, mercoledì erano 727. I malati più gravi, ha reso noto la Protezione civile, sono 4.053, 18 in più, 1.351 dei quali si trovano in Lombardia. I ricoverati con sintomi sono 28.540 (137 in più rispetto a mercoledì quando se ne erano registrati 211) altri 50.456, come accennato, si trovano, invece, in isolamento domiciliare. Oltre 18mila i pazienti ormai guariti, 1.431 in un giorno (ieri erano 1.118).

Nel dettaglio (qui la mappa dei contagi): i casi attualmente positivi sono 25.876 in Lombardia, 11.859 in Emilia-Romagna, 8.578 in Veneto, 8.799 in Piemonte, 4.789 in Toscana, 3.555 nelle Marche, 2.660 in Liguria, 2.879 nel Lazio, 2.140 in Campania, 1.587 nella Provincia autonoma di Trento, 1.864 in Puglia, 1.294 in Friuli Venezia Giulia, 1.606 in Sicilia, 1.251 in Abruzzo, 1.160 nella Provincia autonoma di Bolzano, 885 in Umbria, 718 in Sardegna, 627 in Calabria, 556 in Valle d’Aosta, 233 in Basilicata e 133 in Molise.

“Assistiamo a una riduzione degli incrementi per quanto riguarda i ricoverati e le terapie intensive – ha sottolineato Borrelli -, queste ultime, oggi, presentano un numero (di aumento) veramente contenuto, rispetto a ieri solo 18 persone. Tutta una serie di valori si stanno stabilizzando. Non so dirvi se abbiamo iniziato la decrescita, dico che dobbiamo mantenere alte le misure, i comportamenti, basta un nulla per creare meccanismi repentini di riavvio del contagio. Preferisco rimanere con i piedi per terra”.

Numeri che fanno discutere molto la comunità scientifica e gli esperti di curve e statistiche, in particolare il dato delle vittime. Secondo le analisi che sta compiendo l’Istituto superiore di sanità, su ogni singolo caso, al momento solo 19 decessi su 909 valutati (qui lo studio) sono stati causati solo dal Covid-19, gli altri 470 (pari al 51,7%) presentavano 3 o più patologie pregresse. Ma non è tutto. I dati sui certificati di morte per malattie respiratorie, ha spiegato dalle colonne di Avvenire il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, mostrano che “nel marzo 2019 sono state 15.189 e l’anno prima erano state 16.220”. “Incidentalmente – spiega Blangiardo – si rileva che sono più del corrispondente numero di decessi per Covid (12.352) dichiarati nel marzo 2020″. L’Istat sta lavorando su questo fronte e dedicherà al Coronavirus un’indagine statistica su “un campione molto ampio e rappresentativo della popolazione” con l’obiettivo di analizzare, con procedure sanitarie (tamponi ed esami del sangue), l’evoluzione del cosiddetto “effetto gregge”.

Per quanto riguarda i decessi, tra i dati forniti dalla Protezione civile e quelli dell’Iss, c’è una grande discrepanza anche a parere del virologo Giulio Tarro che al sito coronablues.org, lanciato da un gruppo di ricercatori europei, ha spiegato che alla fine, come è accaduto in Cina, anche in Italia si passerà da un tasso di mortalità del 2% a meno dell’1%. “I dati diffusi sulla mortalità in queste settimane – ha aggiunto Tarro – hanno creato una sindrome da panico che certo non fa bene al nostro sistema immunitario. La percentuale di mortalità va calcolata sul numero dei contagiati e non dei ricoverati”.