Obama: pronti ad attaccare la Siria. Ma prima il via libera del Congresso

“L’attacco del governo siriano con armi chimiche è stato un assalto alla dignità umana”. A parlare, in serata, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Un intervento annunciato dalla Casa Bianca e ritardato di mezz’ora forse a causa di una telefonata arrivata nello Studio ovale, una conversazione alla quale ha presenziato anche il vicepresidente Joe Biden. “Gli Stati Uniti devono intervenire contro il regime di Assad – ha spiegato Obama – sono pronto a dare l’ordine ma cercherò l’autorizzazione all’intervento dai rappresentanti dei cittadini americani al Congresso”. Poi un cenno sui tempi dell’intervento militare: “l’attacco potrebbe essere domani, tra una settimana, tra un mese. E sarà limitato nella portata”. Nell’annuncio un riferimento alle prove contro il regime sull’uso delle armi chimiche. Poco prima del discorso del Presidente americano fonti di Damasco avevano avvertito che “l’esercito è pronto e la Siria ha il dito sul grilletto”. Un avvertimento anche da parte iraniana: “Il conflitto non sarà limitato ai confini siriani”.
N.A.

 

 

Siria già accerchiata. Nel risiko orientale schierati aerei e navi 

di Fabrizio Di Ernesto

L’attacco alla Siria appare sempre più imminente e i paesi occidentali affilano le loro armi per sconfiggere Damasco. Da giorni il Mediterraneo orientale registra un forte traffico di navi militari, non solo la Sesta flotta, ma anche le navi russe si stanno dirigendo davanti alla costa siriana e a quella libica, anche se con intenti e propositi diametralmente opposti rispetto a quelle dei mezzi a stelle e strisce. Da tenere presente che in zona, ovvero nel mare tra l’Arabia saudita, paese pronto a invadere militarmente il nemico Assad, e l’Iran sono da tempo presenti altre navi americane. Per quanto queste corazzate stazionino da tempo in questa zona appare evidente che se il conflitto dilagasse e Teheran entrasse in campo per difendere Damasco, questa navi, che ospitano anche una divisione dei marines, attaccherebbero la nazione degli Ayatollah.

Il ruolo turco
Un ruolo di spicco nelle operazioni militari sarebbe ovviamente giocato dalla Turchia. Erdogan è tra i più accesi sostenitori di un intervento armato contro la Siria e dovrebbe fare i conti con una forte opposizione interna. I militari turchi, islamici, difficilmente potrebbero accettare di sparare contro un paese islamico, e per lo stesso motivo l’opinione pubblica, già scossa dai fatti di Gezy park, potrebbe definitivamente voltare le spalle al presidente. Nonostante ciò Ankara fa parte della Nato e confina con la Siria, due motivi per i quali il paese anche volendo non potrebbe sottrarsi dal partecipare alla guerra. Resta da capire quale ruolo avrebbe la Francia, con Hollande che spinge per l’intervento. Probabile che gli aerei francesi prendano il volo dalle basi italiane di Gioia del Colle e di Sigonella nei primi giorni, anche se sono già in viaggio anche le navi transalpine. In attesa che arrivino nelle zone di piena operatività i militari francesi dovrebbero quindi dividersi tra l’Italia, come detto, e la Turchia con la base di Incirlik che dovrebbe coordinare tutte le operazioni militari.
La Siria, pur disponendo di un esercito che nella regione è secondo solo a quello israeliano, tra i primissimi a livello mondiale, ovviamente da sola ben poco potrebbe contro il blocco occidentale. Due i paesi su cui Assad può contare l’Iran e soprattutto la Russia. Per quanto riguarda Teheran come già ancipato sopra, un suo ingresso nel conflitto potrebbe portare gli Usa ad attaccare il Paese da sud, senza contare le tante truppe stanziate nel vicino e, a loro dire, pacificato Iraq, che potrebbero attaccare via terra.

Il fronte pro Siria
Ben diverso il contributo della Russia di Putin. Se in questi due anni le potenze straniere non hanno, se non indirettamente, potuto influire sulla crisi siriana è solo perché Mosca fino ad ora si è sempre opposto in sede Onu facendo valere il proprio diritto di Veto. Probabile che il Cremlino provi fino alla fine a scongiurare una guerra ma se conflitto sarà sicuramente non rimarrà alla finestra. A quel punto da vedere come agirà la Russia e quali misure metterà in atto. Sostegno alla causa siriana arriverebbe sicuramente dal Libano, dove gli Hezbollah agirebbero da guerriglia per attaccare i marines e scompaginare i piani occidentali. Chi rischia di pagare un conto altissimo da questa guerra sicuramente Israele. Se infatti le truppe americane e quelle francesi dovessero aprire le ostilità subito i paesi più vicini al mondo musulmano, in primis l’Iran lancerebbero i loro razzi contro Tel Aviv che a quel punto reagirebbe. Da considerare che molti analisti militari sostengo la tesi secondo cui Israele, che ha sempre negato, possiede delle testate nucleari.Sicuramente ha ragione il nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino, quando sostiene che una guerra contro la Siria rischia di devastare tutta la regione medio orientale, anche se forse vista la situazione e i grandi paesi coinvolti le parole della titolare della Farnesina rischiano di essere perfino troppo riduttive. Un’ipotesi questa che non può che lasciare tutto il mondo con il fiato sospeso, magari in attesa che il G20 di giovedì a San Pietroburgo induca tutta a una maggiore cautela e a studiare misure alternative.