Smantellato il Reddito di cittadinanza

Il governo assesta un altro colpo al Reddito di cittadinanza che ha fatto da argine al dilagare della povertà soprattutto nella fase più acuta della pandemia.

Non bastava aver ridotto da otto a sette le mensilità dopo le quali i percettori “occupabili” del Reddito di cittadinanza perderanno il prossimo anno il sussidio. Accecato da un furibondo furore ideologico contro i poveri il governo assesta un altro colpo mortale alla misura bandiera del M5S che, come l’Istat ma anche la Banca d’Italia hanno certificato, ha fatto da argine al dilagare della povertà soprattutto nella fase più acuta della pandemia.

Il governo assesta un altro colpo al Reddito di cittadinanza che ha fatto da argine al dilagare della povertà soprattutto nella fase più acuta della pandemia

Ebbene il governo Meloni con un emendamento alla Manovra presentato da Maurizio Lupi di Noi moderati ha fatto saltare il concetto di “congruità” per le offerte di lavoro. Ovvero, prima, nella versione originaria della legge istitutiva del Reddito di cittadinanza – quella del 2019 ai tempi del governo Conte I – il sussidio si perdeva dopo il rifiuto della terza offerta di lavoro, dopo, con l’esecutivo Draghi, il numero è sceso a due.

Ma tanto con Conte quanto con Draghi valeva il concetto della “congruità”, importato dall’articolo 25 del decreto 150 del 2015, uno di quelli attuativi del Jobs act, per intenderci. Uno dei (pochi) articoli meritevoli di quel testo, per essere più precisi. Tale articolo stabiliva che un’offerta di lavoro “congrua” dovesse contemplare principi di coerenza con le esperienze e le competenze maturate dai destinatari delle offerte, la distanza dal domicilio del luogo di lavoro e i tempi di trasferimento per raggiungerlo.

Per quanto riguarda la retribuzione si stabiliva che la relativa remunerazione dovesse essere superiore di almeno il 10% rispetto al beneficio mensile massimo del Rdc fruibile da un solo individuo, e quindi 858 euro, con la specifica che l’importo dovesse essere riproporzionato all’orario di lavoro previsto dal contratto di lavoro. Ebbene nell’ultima versione, quella di Draghi, il luogo di lavoro nella prima offerta doveva collocarsi entro 80 chilometri dal proprio domicilio ed essere raggiungibile in 100 minuti.

La seconda offerta invece poteva interessare tutto il territorio italiano. Ma entrambe le versioni – quella delle origini e quella draghiana – rispettavano il concetto della “congruità” anche in termini di competenze ed esperienze e il parametro della retribuzione. Col governo di destra-centro su competenze, collocazione geografica, tempi di trasferimento e retribuzione viene passato un colpo di spugna.

Se rifiuti la prima offerta di lavoro qualunque essa sia perdi il beneficio

Se rifiuti la prima offerta di lavoro qualunque essa sia, si stabilisce, perdi il beneficio. La ministra del Lavoro spiega che in un secondo momento, con un decreto, il governo chiarirà bene il concetto. Ma a noi sembra già chiaro così. E non è finita. Un altro emendamento approvato stabilisce che i giovani tra i 18 e i 29 anni potranno ricevere il Rdc solo a patto di aver completato la scuola dell’obbligo o di frequentare un percorso formativo.

Secondo i dati Anpal nel 73% dei casi i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro (660 mila al 30 giugno) risulta che non hanno mai avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione nei 36 mesi precedenti il 30 giugno. Il 70,8% ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore e solo il 2,8% un titolo di livello terziario, mentre un quarto ha un diploma di scuola secondaria superiore.

“Dire che le persone più indigenti devono accettare qualsiasi proposta di lavoro in tutta Italia significa distruggere l’ascensore sociale, siamo alla follia pura. Un ingegnere del Sud o un laureato del Sud in giurisprudenza, può andare a fare il lavapiatti in Friuli e deve accettare qualsiasi offerta. Quello della congruità – ha attaccato il leader M5S Giuseppe Conte – è un concetto che culturalmente preserva e tutela la meritocrazia che questo governo vuole proteggere”.

Inoltre, “i giovani che non hanno potuto completare i loro studi vengono abbandonati a loro stessi”. A Conte replica il ministro (FdI) Francesco Lollobrigida: “Esistono lavori che vanno bene per gli immigrati ma non vanno bene per gli italiani?”. E dal governo del Merito è tutto.