Sono i poliziotti i nuovi poveri. Stipendi e pensioni da fame. Agenti in piazza come gli indignati

PUBBLICATO ONLINE MERCOLEDI’ 20 NOVEMBRE 2013
E SULL’EDIZIONE CARTACEA DEL 21 NOVEMBRE 2013

di Clemente Pistilli

Abituati a scendere in piazza per controllare i manifestanti, ieri a indossare i panni degli indignati sono stati poliziotti, guardie carcerarie, forestali e vigili del fuoco. I sindacati del comparto sicurezza hanno dato vita a proteste davanti a Palazzo Chigi e davanti alle Prefetture italiane, affinché il Parlamento, nel varare la legge di stabilità, salvi le forze dell’ordine e con loro il Paese dalla deriva, cercando una soluzione agli stipendi bloccati da quattro anni, alla previdenza complementare, al riordino delle carriere, evitando che un uomo che dedica la sua vita allo Stato sia costretto, come accadrà se non si correrà ai ripari, ad andare in pensione con 700 euro al mese.

Tutti in piazza
A protestare ieri sono stati circa 500 appartenenti alle forze dell’ordine a Roma e migliaia in tutte le province italiane. Un esercito sempre più maltrattato e sempre più in difficoltà. “La misura è colma e se non ci sarà un immediato e repentino cambio di direzione siamo ormai prossini al collasso”, hanno sostenuto i sindacati di categoria. Un grido d’allarme che troppe volte è stato lanciato negli ultimi mesi, senza poi essere realmente raccolto dai politici. Poliziotti, guardie carcerarie, forestali e vigili del fuoco hanno manifestato per chiedere lo sblocco degli stipendi, la revisione e razionalizzazione del modello sicurezza, il riordino delle carriere e per dire no a ulteriori tagli, all’ennesima sforbiciata agli straordinari, alla riduzione delle assunzioni, in un settore che vede l’età media dei poliziotti attestata sui 45 anni. No anche a rifinanziare, con oltre 40 milioni di euro per i primi sei mesi del prossimo anno, il progetto strade sicure, ritenuto un flop, al taglio delle missioni, visto come il più grande regalo alle mafie.

Un futuro da straccioni
Particolare ansia crea poi agli operatori del comparto sicurezza la situazione delle pensioni. Con la riforma varata dal Governo Dini, un giovane poliziotto di oggi diventerà il pensionato di domani da 700 euro al mese. Verrà in pratica costretto a una vecchiaia da barbone. Determinante per le forze dell’ordine diventa così la previdenza complementare. O si integra la pensione prevista o chi oggi ha uno stipendio da fame poi finirà per fare la fame vera.

Nuove promesse
I rappresentanti sindacali dei poliziotti sono stati ricevuti in Parlamento dal gruppo del Pd alla Camera e hanno ricevuto rassicurazioni sull’attenzione che verrà riservata alle forze dell’ordine nell’approvazione della legge di stabilità. In particolare, ai sindacalisti sono stati presentati gli emendamenti presentati alla legge, che vanno nel segno auspicato dal sindacato. “Il Pd si impegna a sostenere il comparto sicurezza”, ha sostenuto il presidente del gruppo, Roberto Speranza. Sulla stessa lunghezza d’onda, accogliendo le richieste dei sindacati di polizia, Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Partito democratico. Promesse a cui ora si spera seguano fatti, visto che in passato troppe sono state le delusioni per chi indossa una divisa.

Il sindacato attende
“Abbiamo esaminato gli emendamenti – ci ha dichiarato Nicola Tanzi, segretario generale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia – e vedremo ora come evolverà la situazione. Al momento siamo soddisfatti che le nostre richieste sono state accolte. Certo è che se qualcosa non cambia davvero non saremo più in grado di garantire la sicurezza ai cittadini e si aggraveranno i problemi sociali, sia per questi ultimi che per gli stessi poliziotti. I poliziotti di oggi – sottolinea Tanzi – saranno i poveri di domani. Nella povertà già stanno scivolando”. Ricordando il dramma del trattamento previdenziale, comune tra l’altro anche al comparto difesa, a carabinieri e finanzieri, il futuro che vede il segretario generale del Sap è a tinte fosche. “Avevamo conservato 770 milioni di euro, ma sono stati cancellati con la vecchia finanziaria. Servivano proprio per la previdenza”, ha ricordato Tanzi. Insomma quando c’è un sacrificio da fare a farlo sembra debbano essere sempre quelli che ogni giorno rischiano la propria vita per tutelare quella di tutti gli altri. A loro si chiede tanto, ma non viene dato neppure il minimo.

Indagini a rischio
Un’altra piaga è infine rappresentata per le forze dell’ordine da norme che ne paralizzano di fatto l’operatività. “Se un poliziotto, magari perché malato – spiega il segretario Tanzi – in un anno resta sotto una determinata retribuzione, l’anno dopo non può superare quella somma e di conseguenza non può essere impiegato in varie missioni”. Un meccanismo perverso che, in un settore già oberato da problemi, rende tutto ancora più difficile. Davanti a tali difficoltà inutile sottolineare che i manager della criminalità, quelli che giorno e notte studiano il migliore sistema per delinquere, hanno vita facile.

Pochi e con stipendi indegni. Poliziotti carne da macello

Fanno turni massacranti, vengono ricoperti in strada di botte e insulti, in qualche caso vengono addirittura ammazzati, e tutto per uno stipendio da fame e uno Stato che da loro vuole tanto e dà sempre meno. Sono i poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali, in sostanza tutti quegli uomini in divisa chiamati a fronteggiare mille emergenze, a garantire sicurezza e aiuto agli italiani, ma a cui non viene data né la possibilità di una vita dignotosa né di un futuro per loro e per i loro cari.

Paghe da fame
I poliziotti hanno uno stipendio medio di 1.300 euro. A chi va peggio si ferma ai 1.200 e chi riesce ad arrotondare con straordinati e trasferte arriva a 1.500. Ma proprio sugli extra da lungo tempo è esploso il dramma. Gli straordinari non arrivano, le indennità sono state bloccate, idem le missioni. La conseguenza è che, per evitare che si blocchino indagini o dilaghi il caos, in tanti si trovano costretti a lavorare di più e a farlo gratis. Un lavoro che si fa per amore, dicono in molti. Ma se la pancia resta vuota non c’è alla fine passione che tenga. Gli stipendi delle forze dell’ordine sono stati ridotti all’osso e sono da tempo bloccati. In quelle condizioni si fa fatica a mantenere una famiglia, a mandare un figlio a scuola, tanto che non manca il ricorso alla colletta, con colleghi più anziani che si tassano di 20-30 euro per dare un piccolo aiuto ai i più giovani.

Sotto organico e senza mezzi
I poliziotto, oltre alle misere paghe, sono poi costretti a fare i conti con mezzi che mancano. Auto ferme, in riparazione, senza carburante e spesso rottami, con cui devono cercare di tenere testa a criminali che sfrecciano su bolidi di ultima generazione. In un Paese sempre più difficile, dove il crimine cerca di farsi sempre più largo e la protesta dilaga e spesso degenera, il numero di tutori dell’ordine è poi decisamente insufficiente. Gli organici, a Roma, si sono ridotti del 30% in dieci anni. A San Basilio, la cosiddetta Scampia capitolina, c’è così una divisa ogni 1.400 abitanti e a Ostia, dove stando alle ultime inchieste della Procura romana si sarebbero radicate le mafie, una ogni 2 mila abitanti. E non va meglio a quanti non sono direttamente alle prese con le indagini e la tutela dell’ordine pubblico.

Cresce il mal di vivere
Agli agenti della polizia penitenziaria, talmente sotto pressione che nel corpo si registra un boom di suicidi, vogliono far pagare anche gli alloggi dentro le carceri. In un anno, gli uomini che lavorano dietro grate e pesanti cancellate hanno salvato quasi 1.800 detenuti dal suicidio, ma al loro posto è stato anche pensato un sistema di videosorveglianza. Guardie vittime di un mal di vivere purtroppo comune anche ad altri loro colleghi, con i carabinieri che toccano un picco del 66% dei casi. Alla catturandi di Palermo, gli uomini che danno la caccia ai boss e che stanno cercando di assicurare alla giustizia anche l’ultimo grande latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, hanno bloccato i rimborsi a settembre 2012. Schiaffi presi dallo stesso Stato che da una parte annuncia di voler rilanciare l’immagine dell’Italia con l’Expo milanese e dall’altro cerca di risparmiare cancellando proprio la Dia meneghina, a Malpensa. E ai vigili del fuoco, che insieme ai forestali ogni anno, mentre l’Italia si ferma e si ritrova sotto l’ombrellone, lottano contro il fuoco e spesso tra le fiamme che cercano di spegnere muoiono, non viene garantita neppure l’assicurazione sanitaria. Un aspetto fondamentale per i vigili, che non sono coperti dall’Inail per eventuali infortuni sul lavoro. Un corpo in cui le carriere sono ferme e i concorsi bloccati al 2008. A quanti lavorano per garantire sicurezza all’Italia restano così soltanto le promesse non ancora fatte dai politici e già disattese e gli sberleffi di piazza, quando si trovano i professionisti della violenza a danzare sui blindati o vengono trattati come servi del potere da chi tenta con bombe e bastoni di bloccare i cantieri delle principali opere pubbliche. Poliziotti che attendono una prima vera risposta dal Governo e che sperano senza contarci troppo. Dopo tante delusioni a crederci ormai sono pochi.