“Centinaia di proiettili esplosi dalla Guardia costiera libica in acque internazionali contro la Ocean Viking”. È la denuncia shock di Sos Mediterranée, che parla di un “violento e deliberato attacco” contro la nave della Ong. A bordo, solo poche ore prima, erano stati soccorsi 87 migranti, tra cui nove minori non accompagnati, in seguito al recupero di un gommone in difficoltà al largo della Libia.
L’organizzazione ha diffuso immagini dei bossoli e dei finestrini frantumati dai colpi, precisando che nessuno tra i superstiti e l’equipaggio è rimasto ferito. “Stiamo lavorando a ricostruire gli eventi – spiegano dall’Ocean Viking – mentre facciamo rotta verso le coste italiane”. Il Viminale ha infatti assegnato come porto sicuro Marina di Carrara, a oltre 1.300 chilometri di distanza dall’area del salvataggio. Una scelta che la Ong contesta: “Tre giorni e mezzo di navigazione terranno la nostra nave lontana dal Mediterraneo”.
Solidarietà e polemiche
Subito dopo la notizia dell’attacco, Sea Watch ha espresso solidarietà all’equipaggio, chiedendo al governo italiano di interrompere i finanziamenti alle autorità libiche: “Cos’altro deve succedere perché l’Italia smetta di sostenere queste pericolose milizie criminali?”.
La vicenda si inserisce in una giornata già segnata da nuove tensioni sui salvataggi in mare. La nave di Mediterranea Saving Humans ha infatti deciso di sbarcare a Trapani dieci migranti soccorsi, in aperta disobbedienza rispetto alle indicazioni del Viminale che aveva imposto la rotta su Genova, molto più distante. “La dignità e la vita umana vengono prima di ogni altra considerazione”, ha dichiarato la presidente Laura Marmorale, spiegando che non era accettabile sottoporre persone già traumatizzate a una traversata di ulteriori tre giorni tra onde alte tre metri.
Disobbedienza civile e sostegno politico
A difesa dell’azione di Mediterranea si sono schierati i Radicali Italiani, che hanno definito la scelta “un atto di disobbedienza civile e insieme di piena legalità”. Il segretario Filippo Blengino ha sottolineato come l’equipaggio abbia rispettato “il diritto del mare e la Costituzione, non la crudeltà burocratica del governo”. Sulla stessa linea anche Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra: “Disobbedire a norme ottuse e inutilmente crudeli è una virtù”.
Le altre operazioni in mare
Non lontano dalle coste libiche, altre Ong sono state impegnate in operazioni di soccorso. La nave Nadir ha recuperato 60 persone – tra cui una donna incinta e un minore con ustioni gravi – e i corpi senza vita di tre sorelle sudanesi di 17, 12 e 9 anni. La tragedia ha riacceso l’appello delle organizzazioni umanitarie. “Quante morti di bambine, bambini e famiglie dovremo ancora vedere prima di un sistema coordinato di ricerca e soccorso in mare?”, ha denunciato Save the Children, chiedendo un meccanismo europeo che garantisca salvataggi tempestivi e contrasto al traffico di esseri umani.