South Stream costa caro. L’addio fa affondare Saipem. Crolla la società che doveva lavorare al gasdotto. Persi ordini per 2,4 miliardi. Il titolo fa -10,84%

È costato caro a Saipem l’addio a South Stream annunciato lunedì dal presidente russo Vladimir Putin. Il titolo della blue chip italiana ieri ha ceduto il 10,84% chiudendo a 10,03 euro e “bruciando” circa 500 milioni in termini di capitalizzazione. La controllata dell’Eni nella giornata aveva diffuso un comunicato per spiegare di “non aver ricevuto alcuna comunicazione di formale interruzione del contratto dal cliente South Stream Transport Bv’. Di conseguenza, spiegava il comunicato del gruppo, “l’attività operativa è pertanto in corso” anche perché le modalità di interruzione dei lavori e di eventuale cancellazione sono disciplinate contrattualmente.

INDENNIZZO
Un’eventuale forma di indennizzo per l’interruzione del contratto non varrebbe tuttavia a compensare interamente la perdita di business che è considerevole visto che, come nota Mediobanca Securities, l’azienda ha ricevuto complessivamente ordini per circa 2,4 miliardi di euro nel primo semestre del 2014 relativamente al progetto per il gasdotto. Secondo gli analisti della banca milanese, di conseguenza, la cancellazione dei contratti di Southstream potrebbe implicare una revisione al ribasso di circa il 20-25%” delle stime di Ebit per il 2015, attualmente comprese in una forbice tra i 900 milioni e il miliardo. Su Saipem si sono espressi anche gli analisti di Intermonte che hanno emesso una raccomandazione di “Underperform” sebbene il target di prezzo, fissato a 12,5 euro, rimanga nettamente superiore alle quotazioni attuali.

ANNO ORRIBILE
Vedono infine una possibile riduzione delle stime sulla redditività del gruppo anche gli analisti di Equita secondo cui “la notizia è negativa” e “riduce la visibilità sulle nostre stime 2015-16”. La mossa di Putin, che tuttavia secondo alcuni analisti, anche in Bulgaria, potrebbe essere solo tattica e non comportare davvero una rinuncia definita al progetto, ha rappresentato dunque per Saipem l’ultima batosta di un anno orribile che ha visto il gruppo perdere circa il 50 per cento nel giro di pochi mesi, passando dal massimo di 20,85 euro toccato il 20 giugno scorso ai poco più di 10 euro di queste ore a causa di alcune revisione al ribasso delle stime e al momento difficile del settore petrolifero, con la domanda di greggio in calo e le quotazioni che stazionano intorno ai 70 dollari al barile: i livelli minimi da molti anni.