Il capo di gabinetto di Speranza sotto torchio a Bergamo. Prosegue la maxi inchiesta sulla gestione della prima ondata in Lombardia

Non accenna a sgonfiarsi la maxi inchiesta della Procura di Bergamo relativa alla gestione della prima ondata del Covid-19 in Lombardia.

Il capo di gabinetto di Speranza sotto torchio a Bergamo. Prosegue la maxi inchiesta sulla gestione della prima ondata in Lombardia

Passano i mesi ma non accenna a sgonfiarsi la maxi inchiesta relativa alla gestione della prima ondata del Covid-19 in Lombardia. A riaccendere i riflettori sulla vicenda è stata la Procura di Bergamo, guidata dal procuratore Antonio Chiappani, che ieri ha sentito, come persona informata sui fatti, Goffredo Zaccardi, ossia il capo di Gabinetto del Ministro della Salute Roberto Speranza, in un interrogatorio fiume durato oltre 5 ore.

Un’audizione che il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, ritiene decisiva al punto da averne secretato il verbale. Stando a quanto trapela, l’atto istruttorio ha riguardato la vicenda della rimozione dal sito dell’Organizzazione mondiale della Sanità del report firmato dai suoi ricercatori di Venezia e in cui si metteva in luce l’inadeguatezza della prima risposta dell’Italia alla pandemia. In particolare nell’incontro coi pm, a Zaccardi è stato chiesto conto della chat tra il direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra e il direttore dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro.

Nella conversazione, avvenuta proprio nelle ore in cui si decideva il destino del report, Guerra informa Brusaferro che a breve avrebbe “visto Zaccardi” e per questo chiede: “Vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia?”. Incontro che poi ci sarebbe stato tanto che Guerra, dopo qualche ora, scrive a Brusaferro: “Cdg (il capo di gabinetto, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla, vuole farlo morire”. Frasi che chi indaga a Bergamo vuole chiarire se alludano a un ruolo da parte del Ministero nella rimozione del documento dal web.

LA MEMORIA DIFENSIVA. Una maxi inchiesta che, tra i tanti rivoli, vede indagato per falso il direttore vicario dell’Oms. Proprio Guerra, finito nel tritacarne dei media, non vuole però restare a guardare e con una dettagliata memoria – che La Notizia ha potuto visionare – ha risposto punto su punto a tutte le accuse. “Nessuna interferenza, neppure indiretta, né contributo di sorta può essere ravvisato nelle condotte di Guerra in relazione al report citato” scrive il suo avvocato Roberto De Vita.

Ma c’è di più perché il documento, contrariamente a quanto fin qui sostenuto dai media, “è stato pubblicato e poi ritirato dallo stesso Zambon sulla base dei rapporti intrattenuti da quest’ultimo con i suoi diretti referenti, per argomenti relativi al China box e alla Human to human transmission”.

Nella memoria compaiono diverse email a supporto delle tesi difensive e da queste emerge che Gaudon Galea, referente dell’Oms in Cina, è stato quello che ha chiesto la cancellazione del documento scrivendo: “Il box sulla Cina ha bisogno urgentemente di essere controllato dal quartier generale. Si prega di rimuovere il documento dal web, considerate la richiesta urgente”.

Soltanto un’ora dopo l’invio di questa mail, il report sparisce dal sito dell’Oms. Memoria che affronta anche il tema del piano pandemico vigente dal 2006 e per il quale la difesa nega che ci sia stata disattenzione perché veniva “rivisto annualmente” e perché nel 2017, a fine del suo impegno al Ministero, Guerra consigliò “di rivedere il piano dopo la pubblicazione delle linee guida Oms” che dovevano essere completate quell’anno.