Spese pazze per armarci fino ai denti. Per la Difesa l’Europa è senza freni

Il commissario Ue all'Economia Dombrovskis propone anche di trasferire i progetti del Recovery ai programmi di riarmo

Spese pazze per armarci fino ai denti. Per la Difesa l’Europa è senza freni

La Commissione europea capitanata da Ursula von der Leyen conferma la sua vocazione guerrafondaia. Sono tante le raccomandazioni che l’esecutivo comunitario fa all’Italia nell’ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo. Alcune valide anzi validissime, come quella di adeguare i salari e combattere l’evasione.

Peccato che vengano inficiate tutte da una richiesta. Quella di spendere di più per le armi.

L’Italia – invita l’esecutivo blustellato – dovrebbe rafforzare la spesa complessiva per la difesa e la prontezza operativa in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del 6 marzo 2025. Quelle vale a dire che contengono l’ok al piano di riamo da 800 miliardi di euro.

L’Ue invita l’Italia a investire di più in welfare e salari. Ma poi suggerisce di rafforzare gli investimenti militari

Una raccomandazione che cozza dunque con tutte le altre. Anche perché Bruxelles dovrebbe spiegare come conciliare l’esigenza più che legittima di recuperare risorse per il welfare e le riforme con l’impegno a dirottare più fondi possibili verso l’industria bellica. E ancora.

Dovrebbe spiegarci come giustificare l’invito a tenere sotto controllo la spesa pubblica quando poi raccomanda di non badare a spese per armarci fino ai denti. E c’è di più.

La Commissione Ue “suggerisce ai co-legislatori l’introduzione della possibilità di permettere dei trasferimenti” di progetti “dallo Strumento per la ripresa e la resilienza al programma per l’industria della Difesa”. Lo ha sottolineato il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis nel corso della presentazione della comunicazione sul Next Generation Ue.

La Commissione europea raccomanda a Roma di combattere l’evasione e di ridurre il cuneo fiscale

L’Italia dovrebbe “rendere il sistema fiscale più favorevole alla crescita, continuando a combattere l’evasione fiscale, riducendo il cuneo fiscale sul lavoro e le restanti spese fiscali, comprese quelle relative all’imposta sul valore aggiunto e alle sovvenzioni dannose per l’ambiente, nonché aggiornando i valori catastali nell’ambito di una revisione più ampia delle politiche in materia di alloggi, garantendo al contempo l’equità”, dice la Commissione.

Che chiede anche di “intensificare gli sforzi per migliorare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica” e di “mitigare gli effetti dell’invecchiamento sulla crescita potenziale e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche, anche limitando il ricorso ai regimi di pensionamento anticipato e affrontando le sfide demografiche, anche attirando e trattenendo una forza lavoro altamente qualificata”.

L’Italia dovrebbe “promuovere la qualità dell’occupazione e ridurre la frammentazione del mercato del lavoro, anche al fine di sostenere salari adeguati e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, in particolare per i gruppi sottorappresentati, anche rafforzando ulteriormente le politiche attive del mercato del lavoro e migliorando l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia e di assistenza a lungo termine a prezzi accessibili, tenendo conto delle disparità regionali”, dice la Commissione europea. Che invita anche a proseguire gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso.

Bruxelles non suggerisce per l’Italia misure ulteriori per il deficit eccessivo ma il nostro Paese rimane vulnerabile

Bruxelles ritiene che per Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia non sia necessario adottare ulteriori misure nell’ambito della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Allo stesso tempo, rileva come l’Ungheria, la Grecia, l’Italia, i Paesi Bassi, la Slovacchia e la Svezia continuino a registrare squilibri, “poiché le loro vulnerabilità rimangono nel complesso rilevanti”.

Per rispettare gli impegni del piano per la ripresa e la resilienza entro l’agosto del 2026, è “essenziale” che l’Italia “acceleri l’attuazione delle riforme e degli investimenti”, sottolinea la Commissione, spegnendo definitivamente le speranze di chi auspicava una proroga.

L’Ue propone l’attivazione delle clausole di salvaguardia per 15 Paesi che vogliono aumentare le spese per la Difesa

Ritornando al riarmo, Bruxelles raccomanda al Consiglio Ue l’attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia per 15 dei 16 Paesi che hanno presentato richiesta per aumentare le spese per la difesa in deroga ai vincoli del Patto di stabilità, nell’ambito del pacchetto ReArm. Si tratta di Belgio, Bulgaria, Cechia, Danimarca, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia.

Anche la Germania ha presentato richiesta, ma secondo le attese presenterà il piano nazionale di bilancio a medio termine entro fine luglio e a quel punto potrà arrivare la raccomandazione. L’Italia per ora non c’è. Ma c’è sempre tempo.

Tridico denuncia la trasformazione dell’economia europea in economia di guerra

“Il via libera della Commissione europea all’attivazione delle clausole di salvaguardia per le spese della difesa, così come richiesto da 15 Paesi membri, e il contestuale ok all’uso dei fondi del Recovery per progetti militari sancisce la definitiva trasformazione dell’economia europea in economia di guerra”, dice Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.