Qualche nube all’orizzonte si sta diradando ma parlare di ripresa a oggi appare più una speranza che una prospettiva concreta. Le aziende italiane si troveranno comunque a operare in un contesto ancora denso di incognite e di potenziali rischi al ribasso sulla crescita. Quella che appare invece come una certezza acquisita è la perdita per il nostro sistema industriale registrata nel 2024. È quanto emerge da un report di Intesa Sanpaolo e Prometeia.
Il fatturato manifatturiero ha mostrato un calo complessivo del 2,5% a prezzi costanti (primi 11 mesi) e del 3,6% a valori correnti, dove incide anche la dinamica cedente dei prezzi alla produzione (-1,1% nel medesimo periodo). Che si traduce in 42 miliardi in meno rispetto all’anno precedente, ovvero- come calcola Il Sole 24 Ore – in 115 milioni di euro di ricavi al giorno in meno.
Il calo del fatturato industriale nel 2024 ha comportato 42 miliardi di ricavi in meno
La contrazione del fatturato a valori correnti è più intensa per la componente interna del giro d’affari, superiore al 3% nei primi 11 mesi del 2024, a fronte di un calo meno marcato della componente estera (-1,7%). In termini cumulativi gennaio-ottobre 2024, le vendite estere di beni manufatti risultano sostanzialmente stabili sui livelli del corrispondente periodo dell’anno precedente, sia in valore (-0,1%) sia in quantità (+0,5%), grazie soprattutto al mercato statunitense. Si è osservata, al contrario, una generale sofferenza dell’export destinato all’Europa Occidentale.
Resiste la farmaceutica, soffrono Auto e moda
I settori più resilienti si confermano Farmaceutica, in assoluto il più dinamico (+6,3% il fatturato nei primi 11 mesi 2024), Largo Consumo (+4,9%), Alimentare e bevande (+1,2%) ed Elettrotecnica (+1,2%). Tra i settori produttori di beni intermedi, solo la Metallurgia evidenzia una crescita del fatturato deflazionato nei primi 11 mesi (+3,3%).
Complessivamente stabile sugli 11 mesi la performance degli Intermedi Chimici e dei Prodotti e materiali da costruzione. La performance cumulata è negativa per i Prodotti in metallo (-3,3%) e gli Altri intermedi (-1,7%), in ulteriore peggioramento in coda d’anno.
Negli Altri intermedi, il rimbalzo della filiera cartaria non è riuscito a compensare il ripiegamento dei prodotti in legno, legati al ciclo dell’edilizia residenziale e dei prodotti in gomma, legati all’Automotive, il settore più in difficoltà nel quadro complessivo (-14,8%).
Tra i settori meno performanti della classifica troviamo anche il Sistema Moda (-8,5% su base cumulativa, 11 mesi), dove la fase di difficoltà si estende anche al segmento del lusso, l’Elettronica (-7,3%) e la Meccanica (-6,5%), che hanno risentito dello stallo del ciclo degli investimenti 2024. Poco brillanti anche i produttori di durevoli per la casa, Mobili e soprattutto Elettrodomestici, dove le dinamiche di rallentamento della domanda si intrecciano con situazioni di crisi ormai strutturali.
Licheri (M5S): cosa hanno fatto di male le imprese per meritarsi Urso ministro?
“A questo punto viene da chiedersi cosa abbiano fatto di male le imprese italiane per meritarsi Urso ministro, considerando che Transizione 5.0 si conferma un fiasco colossale, con meno di 400 milioni opzionati dalle aziende su oltre 6 miliardi. Carrello tricolore, dl Asset, dossier ex Ilva, caro-carburanti, automotive: la sequela dei disastri del titolare del Mimit in questi due anni abbondanti è raggelante”, commenta la senatrice M5S Sabrina Licheri.
Industria, rischi al ribasso per il 2025
L’industria italiana dovrebbe tornare a crescere nel corso di quest’anno, dicevamo, ma in un quadro internazionale comunque ancora improntato all’incertezza, denso di rischi al ribasso che potrebbero protrarsi per buona parte del 2025. Tra i fattori di complessità che contribuiscono a destabilizzare il quadro vi è soprattutto l’incertezza sulle politiche commerciali della nuova amministrazione USA, ovvero i dazi minacciati da Donald Trump.