Squilli di tromba dei mercati: è già guerra al governo pentaleghista. Spauracchio Argentina. L’Abi minaccia Tria

Italia a rischio Argentina. L’allarma sollevato dalle banche, per bocca del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, non è di second’ordine. Pur riconoscendo una sintonia di vedute con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, l’avviso lanciato al nuovo Esecutivo e alla sua maggioranza sovranista è secco: “La scelta strategica” dell’Italia deve essere di “partecipare maggiormente all’Unione Europea” ha detto Patuelli all’assemblea dell’associazione con un “maggior impegno nelle responsabilità comuni” altrimenti la nostra economia “potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. Un affondo da parte di Patuelli (rieletto fino al 2020) che arriva dopo un atteggiamento attendista e prudente e senza preclusioni tenuto dal mondo finanziario sia dopo le elezioni del 4 marzo sia dopo la formazione del nuovo Governo. Ma poi, gioco forza, l’impennata dello spread a seguito dei piani (poi rimossi) di cancellazione del debito Bce e della nomina di esponenti anti-euro nelle commissioni, aveva messo in allarme l’intero comparto. Le rassicurazioni di Tria all’Europa e alla Bce avevano calmato le acque e anche il suo discorso all’Abi è stato misurato, ma gli investitori, come ha ricordato l’ad di Intesa Carlo Messina (che nei giorni scorsi aveva lamentato gli effetti negativi dell’impennata dello spread), “sono in attesa” delle misure più “pesanti” che saranno nella manovra (investimenti e riforma fiscale). E, come se non bastasse, anche il primo “assaggio” (non c’è ancora un testo definitivo) del Decreto Dignità non ha fatto ben sperare il mondo bancario. E se il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco giudica l’Italia in grado di fronteggiare la fine del Qe della Bce, rammenta anche lui prudenza sui conti visto il campanello d’allarme suonato nelle scorse settimane dallo spread e dai mercati finanziari.

Proprio sullo spread il presidente della Commissione Bilancio, il leghista e anti-euro Claudio Borghi, all’ingresso dell’assemblea, ha suggerito che sia la Bce a comprare titoli di Stato oltre la soglia dei 150 punti. Borghi peraltro ha dimostrato di non aver troppo gradito il discorso di Patuelli e, dalla platea, ha scritto un tweet riportando la pagina in cui il banchiere parla della Germania e del rischio Sud America: “Vi lascio la gioia di commentare questa pagina della sua relazione così bella, così convincente, così densa di pura poesia. A voi i commenti. Ci tengo”. Un tweet che, inevitabilmente, ha scatenato una serie di commenti, spesso feroci contro il presidente Abi.

Ma non è il sovranismo l’unico elemento di contrasto. Il governatore Visco ha chiuso la porta anche a proroghe, modifiche o congelamenti delle riforme delle banche popolari o delle Bcc avanzate dalla maggioranza, specie dalla Lega e che hanno trovato sponda in alcune frange del credito cooperativo. Per le popolari, infatti, il numero uno di Bankitalia ha chiesto esplicitamente di “portare la riforma a compimento” e che le piccole devono approfittarne per aggregarsi o tutto al più realizzare meccanismi di condivisione istituzionali. Per le Bcc il governatore ha sottolineato come la riforma ha avuto un iter di due anni, un confronto “intenso” ed “è ampiamente condiviso dalla categoria”. Ed ha chiuso annunciando per le prossime settimane le autorizzazioni ai gruppi.